Sulla crisi irrompe la magistratura: il destino dell’Italia in mano al gup Sarpietro

Apriamo diligentemente il diario e prendiamo nota di una parola fondamentale che è la vera password del “Sistema” descritto da Luca Palamara. La parola è: “pretermesso”. Pretermesso significa segato da una carriera o un ruolo, a causa dei poteri di interdizione – o viceversa raccomandazione- per cui chiunque può essere pretermesso. Silvio Berlusconi – abbiamo imparato dal libro di Palamara – fu ad esempio accuratamente pretermesso dalla sua carriera politica con una accurata benché contorta applicazione di queste regole appunto.

Non che non ce ne fossimo accorti da soli, ma da quando il dottor Luca Palamara ha parlato e poi anche scritto e firmato, possiamo essere sicuri che la nostra è una democrazia pretermessa , specialmente in politica, come in magistratura e sospettiamo che sia pretermessa anche in diversi altri campi fra cui quello mediatico-giornalistico, militare, accademico, dei servizi segreti, senza per questo escludere tutti gli altri settori e gangli della pubblica amministrazione. Come abbiamo scoperto questo termine prezioso? Dalle dichiarazioni giustamente sdegnate di un giudice che si chiama Nunzio Sarpietro, che è quello da cui dipende il futuro politico di Matteo Salvini il quale, se dobbiamo fidarci delle voci che girano, potrebbe essere rapidamente essere pretermesso, ovvero messo fuori combattimento per un bel po’ se il magistrato Sarpietro, presidente dei gip catanesi darà parere favorevole al processo di Matteo Salvini accusato di sequestro di persona nella vicenda della nave Gregoretti.

Dipende da lui, Sarpietro, il quale ha appreso dal libro Il Sistema di Luca Palamara intervistato da Alessandro Sallusti, di essere stato fatto fuori proprio da Palamara dall’incarico di presidente del Tribunale di Catania, che andò invece a Bruno di Marco sostenuto da Palamara. C’è una connessione di causa-effetto fra quel che Sarpietro ha appreso dal libro di Palamara e la sua decisione sul rinvio a giudizio di Salvini? No, nessuna. È un caso, anche se come dicono i francesi, tout se tiens, tutto sta insieme. Ma è utile ricordare il testo dell’ex membro del Csm perché è ormai come il manuale Cencelli per la composizione dei governi o il manuale dell’Artusi per la cucina delle nostre nonne. Se non capisci come funziona il sistema, è inutile che ti metti a parlare di presente o di futuro: tutto dipende dalla pretermissione: se ti hanno pretermesso, sei fuori. E se sei fuori, è del tutto fatuo declamare programmi.

La facciamo breve: il futuro non soltanto giudiziario ma anche politico di Matteo Salvini è nelle mani del giudice Nunzio Sarpietro, ovvero il Gip del processo contro il leader leghista per il blocco della nave Gregoretti. Le due storie si toccano per caso: questo magistrato deve decidere su Salvini, ma allo stesso tempo scopre, dalla lettura del Sistema di essere stato fatto fuori proprio da Palamara che gli sbarrò la strada di presidente del tribunale di Catania. Sarpietro, comprensibilmente offeso, ha concluso in una sua intervista di essere stato dunque pretermesso e come comprensibile non è affatto contento. Questo non vuol dire che la sua frustrazione per essere stato pretermesso lo renderà colpevolista con Salvini. Non lo sappiamo, ma lo scopriremo presto. Quel che sappiamo ancor prima che Palamara parlasse e scrivesse è che raramente le decisioni giudiziarie su uomini politici sono decisioni puramente giuridiche o banalmente giuste.

Hanno un altro corso, seguono un’altra logica che è quella descritta dal Sistema. Ora è un dato di fatto che girino anticipazioni sulla decisione che riguarda Salvini, cosa inevitabile e secondo alcune di queste anticipazioni il pollice sarà verso. Nel senso che Salvini dovrebbe essere rinviato a giudizio e processato. Saranno i fatti a dire se le cose andranno così o no, ma ci sembra importante che Salvini prenda atto di questa pesantissima possibilità e rimetta la barra delle sue decisioni politiche, perché se si trovasse in tribunale a difendersi dall’accusa di sequestro di persona, sarebbe automaticamente “pretermesso” da un incarico da presidente del Consiglio essendo del tutto ovvio che se uno deve rispondere di sequestro di persona non può contemporaneamente fare il primo ministro. Avrà Matteo Salvini ben chiaro nella sua mente che questa purtroppo è l’aria che tira? Se lo mandano a processo, il leader leghista sarà fuori uso istituzionale per uno o forse anche due anni.

È ovvio e anche lodevole che nell’attesa delle decisioni del giudice di Catania il leader della Lega si mostri fiducioso e anzi mansueto di fronte ai giudici. Ed è comprensibile, anche se ci sembra un po’ imprudente, che affermi di essersi sentito compreso dal giudice. Tutto secondo copione, ma il copione dice che “ha da passà ‘a nuttata”, devono trascorrere le ore cruciali tra la vita e la morte. Ma, ci chiediamo e lo chiediamo anche a lui, che senso ha durante le ore della nuttata insistere come un sol uomo con tutto il centrodestra sulla linea delle elezioni anticipate? Per far che? Cedere eventualmente la poltrona di capo del governo alla Meloni? Non ha alcun senso, salvo il senso della facciata che in questo gioco è come la faccia di chi gioca a poker.

Gli inglesi usano l’espressione “poker face” per nominare quel tipo di faccia che meno è penetrabile, meglio è. Tutto si gioca nelle prossime ore, con il balletto dei nomi e dei contenuti, recitato da tante facce da poker che fingono davvero nel talk e sui telegiornali, di varare un meraviglioso governo, generato per partenogenesi, per impollinazione di costruttori europeisti, e trafficanti di invenzioni ridicole. Sono, come impone di dire il copione, ore decisive per la Repubblica. Ma la Repubblica si regge su un solo assioma: sbarrare la strada a Salvini e dunque diffondere l’idea secondo cui le elezioni sono comunque un atto sovversivo, da cui però sarebbe prudente premunirsi nel caso di un loro arrivo imposto dal fattore umano dei ridicoli eventi e dunque la necessità di pretermettere in anticipo Salvini avrebbe senso.

La Luna consiglierebbe a Salvini di attenersi a una ferrea e plastica faccia da poker perché la cosa meno improbabile è che il gioco dell’oca italiana torni alla casella di partenza, square zero, in cui Conte torna a Palazzo, Renzi va alla Farnesina, il convitato di pietra Draghi seguiti ad essere una riserva della Repubblica, just in case. Per ora le cose stanno esattamente come Palamara le ha descritte e certamente la sua descrizione è incompleta. Purtroppo, ha deplorato proprio il Gip Sarpietro deplorando quel che gli è stato inflitto, gli eventi giudiziari dipendono, come la pesca nel mare, dalle correnti. E sarà così finché il Parlamento – chissà quale e chissà quando – non riprenderà il comando della Repubblica. Quanto alla politica, come l’intendance degli eserciti di Napoleone, seguirà, a capo chino.