Negli ultimi mesi, i mercati finanziari hanno vissuto importanti oscillazioni, influenzando direttamente il potere d’acquisto dei consumatori e le decisioni di investimento delle aziende. L’inflazione nell’Eurozona, ad esempio, pur essendo in calo rispetto ai picchi del passato, rimane ancora una preoccupazione. Nonostante infatti ad agosto, l’inflazione annuale nell’UE abbia registrato una discesa, lo ha fatto ad un ritmo più lento rispetto alle aspettative degli analisti. Questo è in parte dovuto a un rialzo dei prezzi dell’energia e dei beni di consumo, e ai tentativi di stimolare la crescita con politiche monetarie espansive.

Se infatti da un lato la politica monetaria della BCE cerca di frenare l’inflazione e stimolare la crescita, dall’altro le decisioni dei grandi attori finanziari globali influenzano anche l’andamento dei mercati azionari e delle obbligazioni, mettendo sotto pressione i risparmiatori e le aziende italiane. A fronte di tassi d’interesse più elevati e di un’ulteriore complessità nei flussi internazionali di capitali, le imprese italiane sono costrette a rivedere le proprie strategie produttive, spesso rallentando gli investimenti o aumentando i prezzi.

Oltre ai movimenti sui mercati globali, anche le dinamiche politiche internazionali, come quelle negli Stati Uniti, contribuiscono a plasmare il panorama economico globale. Recentemente, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha messo in guardia contro i tentativi di Trump di interferire con la Federal Reserve degli Stati Uniti, definendo tale azione un “pericolo molto serio” per l’economia mondiale. Non solo i dazi quindi, ma le minacce di licenziare il presidente della Fed, Jerome Powell, e la governatrice Lisa Cook potrebbero minare l’indipendenza della banca centrale statunitense, con potenziali conseguenze devastanti non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’economia globale. Lagarde ha ribadito che se la politica monetaria americana dovesse diventare dipendente dalle volontà politiche, il rischio di instabilità sarebbe notevole, dato che gli Stati Uniti rappresentano la più grande economia del mondo. Le preoccupazioni della presidente della BCE si estendono anche alle politiche monetarie di altri paesi, con un focus particolare sulla Francia.

L’incertezza politica che attraversa il governo francese, con la possibilità di una crisi di fiducia potrebbe influenzare la capacità di adottare misure economiche efficaci, si ripercuote anche sull’area dell’euro. La tensione politica in Francia e la crescente difficoltà del governo ad approvare il bilancio sono segnali che i rischi politici influenzano direttamente la stabilità economica della zona euro.
In un contesto così articolato, le difficoltà si rispecchiano sull’economia reale con segnali chiari, l’Italia, ad esempio, mostra una crescita del PIL ancora molto contenuta. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel secondo trimestre 2025 l’economia è avanzata appena dello 0,1%. Un risultato che conferma la resilienza del sistema, ma al tempo stesso ne evidenzia la fragilità. Ad aggravare il quadro contribuisce la dinamica dei prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona — il cosiddetto “carrello della spesa” — che hanno registrato un’accelerazione dal +3,2% al +3,5%. In un contesto così complesso, i movimenti finanziari agiscono da amplificatori: i consumatori sono costretti a rivedere le proprie abitudini di spesa, mentre le imprese devono ripensare le strategie di investimento. La dinamica dei tassi d’interesse pesa ulteriormente, rendendo più difficile l’accesso al credito per famiglie e aziende a causa del rincaro dei tassi bancari.

Francesco Tedeschi

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