Standing ovation per il discorso della ex first lady all'Arthur Ashe stadium
Tennis, UsOpen: 50 anni di eguaglianza. Michelle Obama omaggia Billie Jean King
Quanta politica alta e bella c’è in queste parole pronunciate su un campo da tennis, dove Michelle Obama omaggia Billie Jean King, l’ex numero 1 del tennis americano. Michelle for President, verrebbe da pensare.
“Quando i nostri diritti sono incerti e precari, dobbiamo tutti fare la nostra battaglia, non possiamo aspettare che altri la facciano per noi. Dobbiamo combattere per andare ancora oltre per i nostri figli e i figli dei nostri figli”. Quando Michelle Obama conclude il suo breve ma potente discorso e il pubblico che affolla gli spalti dell’Arthur Ashe stadium si alza per la standing ovation, pochi riescono in quel frastuono a scorgere l’emozione e il labbro tremante di Billie Jean King, l’ex numero 1 del tennis americano, l’ex tennista che ha fatto l’impresa e per cui Michelle è venuta fin qui a gridare alle donne di tutto il mondo: prendete esempio da lei, non giratevi mai dall’altra parte, unite ce la faremo.
Se qualcuno temeva un rito stanco e polveroso – celebrare i 50 anni di eguaglianza nel tennis tra uomini e donne – si è dovuto ricredere in fretta. Gli è bastato dare un’occhiata ai campi soprattutto secondari di Flushing Meadows dove lunedì sono iniziati gli Us Open, ultimo slam della stagione.
Vedere i tre set da crisi di nervi tra Martina Trevisan, con l’azzurra che alla fine ha battuto la kazaka Yulia Putintseva 06/76/76. Un altro match tiratissimo tra la beniamina di casa Coco Gauff, 19 anni, e le “veterana” tedesca Laura Siegemund, 35 anni: ha vinto l’americana, in tre set, con strali verbali quasi ad ogni quindici perché la tedesca si prendeva molto tempo tra un punto e l’altro, ben oltre il consentito, e il giudice di sedia non interveniva a dovere. E che dire del match di ieri sera tra la stessa Gauff e la promessa russa Mira Andreeva, 16 anni, un rovescio da paura, una che ti guarda in faccia e dice: “La prossima volta vinco io”.
Billie Jean King, che di anni ormai ne ha ottanta ma promette di avere “ancora molto da fare”, non poteva immaginare nulla di meglio – agonisticamente parlando – per celebrare la rivoluzione che organizzò e portò fino in fondo ormai nel 1973. Più intriganti queste partite femminili che il primo turno di Djokovic, Alcaraz, Sinner e Berrettini. Quella del 1973 fu la prima edizione degli Us Open con lo stesso prize money per tennisti e tenniste. Una rivoluzione. Uno scandalo. Una conquista che ha cambiato la storia. Erano nove le signore del tennis che decisero che era l’ora di finirla con Rod Laver che vinceva 2mila sterline a Wimbledon nel ’68 mentre Billie Jean King, anche lei numero 1, ne vinceva 750. Le “orginal nine” fecero una lunga lista di differenze e dissero “mai più”. Fu la prima volta che si parlò di equal pay. I loro nomi: Billie Jean King, già numero uno della classifica, Rosie Casals (sua compagna di doppio) Peaches Bartkowicz, Judy Dalton, Julie Heldman, Kerry Melville Reid, Kristy Pigeon, Nancy Richey and Valerie Ziegenfuss. Nacque così la Woman tennis Association (Wta), il sindacato delle tenniste che oggi più che mai, come la Atp per gli uomini, decide, protegge e custodisce la vita delle oltre mille giocatrici professioniste che danno vita al circuito.
Oggi ne sono rimaste cinque, Ilana Kloss, Rosie Casals, Penny Moore, Alicia Boston e lei, l’infaticabile BJK. Erano tutte lì all’Arthur Ashe stadium l’altra sera mentre Michelle parlava e benediva “la pietra miliare nel movimento per l’uguaglianza e tutto quello che non sarebbe stato possibile senza il coraggio della mia amica Billie Jean. Sono onorata di essere qui oggi per celebrare quella conquista, la prima di tante altre. Come Billie Jean ci ha insegnato quanto i nostri diritti sono in pericolo dobbiamo scendere in campo e combattere e alzare il livello, andare oltre, per noi e per chi verrà dopo di noi”.
Quanta politica alta e bella c’è in queste parole pronunciate su un campo da tennis. Michelle for President, verrebbe da pensare visto che gli Stati Uniti sono a corto di candidati dem per le prossime elezioni. Michelle e Barack Obama hanno così omaggiato la cerimonia dei 50 anni della Wta. Ma hanno voluto firmare la loro presenza gli Us Open con un fuori programma: scendere negli spogliatoi e stringere la mano a quella ragazzina afroamericana di 19 anni che in campo ha tenuto testa a qualche piccolo trucco della veterana tedesca Siegemund. “Penso che non dimenticherò mai per il resto della mia vita quando l’ex presidente degli Stati Uniti e la first lady hanno messo piede nel mio spogliatoio” ha raccontato Coco in conferenza stampa. Michelle le ha voluto regalare “piccoli consigli e scampoli di saggezza”. “Era contenta per come mi sono fatta valere. E perché nonostante tutto ho tenuto la mentre fredda e ho vinto”. Piccole donne crescono. Nel campo e nella vita. Bella lezione. Buon compleanno Wta. E ancora grazie Billie Jean.
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