Il commento
Trattativa prolungata, eccesso di tatticismo e logica partitica da Meloni: ma l’Italia avrà comunque il suo commissario
Protrarre così tanto la trattativa, portando la suspence sulla decisione da prendere sino all’ultimo minuto, probabilmente non è stata una buona idea. Un eccesso di tatticismo, molto italiano, che poco di addice al modo di fare politica in Europa, dove sono più premianti, secondo me, le posizioni nette e prese alla luce del sole. O più semplicemente è prevalsa alla fine una logica di tipo più politico-partitico.
Giorgia Meloni, dopo gli scombussolamenti a destra delle ultime settimane, con la nascita del nuovo gruppo dei Patrioti, non poteva scoprirsi troppo nella sua area politica. L’avrebbero accusata, Salvini in testa, di tradimento, di essersi accodata ai poteri forti europei e di essersi rimangiata la sua promessa di non voler mai stare in una maggioranza insieme ai socialisti. La verità è che in poche settimane il quadro politico è cambiato in un modo che la stessa Meloni – uscita assai forte dal voto europeo – non poteva prevedere. Per dirne una: con Trump ormai dato per certo alla Casa Bianca, Meloni non può certo concedersi il lusso che a tenere rapporti privilegiati con quest’ultimo sia il suo alleato minore Salvini. Anche questo contribuisce a spiegare il voto di ieri.
Adesso ha paradossalmente le mani più libere. Anche perché l’attività della nuova Commissione deve ancora cominciare. C’è da nominare i commissari per ogni singolo Stato (peraltro falso problema quello del commissario, che avrà l’Italia indipendentemente dal voto di ieri) ma soprattutto c’è da costruire il programma di governo dei prossimi cinque anni. Nel suo discorso al Parlamento la von der Leyen è stata ecumenica e generica, essendo a caccia di voti per sé e non potendo scontentare nessuno. Ma presto bisognerà fare delle scelte impegnative: dall’ambiente all’immigrazione, dalla politica per la difesa a quella industriale. Vedremo a quel punto come i Popolari potranno intendersi con i verdi o i socialisti con i liberali.
Sui diversi dossier la Meloni e il governo italiano potranno rientrare in gioco, anche se stare in una maggioranza avrebbe dato all’Italia spazi di manovra decisamente diversi e migliori. Così siamo ufficialmente all’opposizione dell’Europa insieme a Orbán, Le Pen e tutte le altre destre europee, cosa che certo non aiuta, sia sul piano dell’immagine, sia nel dialogo, ad esempio, con la Francia e la Germania.
© Riproduzione riservata






