Negli Stati Uniti contemporanei, molti si interrogano sulla direzione che la società sta prendendo, cercando di sciogliere i nodi che ne avvolgono il tessuto sociale. Esplorando il passato, emerge una connessione sorprendente tra gli Stati Uniti di oggi e l’Italia di un’epoca passata, evidenziando similitudini nel movimentismo sociale che entrambi i paesi hanno sperimentato e sperimentano. Un confronto tra gli USA del 2000-2024 e l’Italia del 1958-1979 che rivela affinità in termini di movimenti di protesta, cambiamenti sociali, contrasto generazionale, ruolo dei media e cambiamenti culturali e politici.

Entrambi i periodi storici hanno visto l’emergere di movimenti di protesta significativi. Negli Stati Uniti di oggi, le manifestazioni si concentrano su questioni cruciali come i diritti civili, la tutela delle minoranze, il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali ed economiche. Parallelamente, l’Italia degli anni ’60 ha vissuto un’intensa attività di movimenti studenteschi e operai, con proteste contro l’autoritarismo, la guerra del Vietnam e le condizioni socioeconomiche delle masse emergenti nel Paese.

Tanto negli Stati Uniti quanto in Italia, sia oggi che in passato, c’è stata una simile e conseguente spinta per il cambiamento sociale. Gli anni ’60 in Italia hanno visto richieste di maggiori libertà civili, uguaglianza e partecipazione politica, riflettendo l’attuale attenzione negli USA sulle questioni di giustizia sociale e diritti civili, basti pensare al forte attivismo di Black Lives Matter. Entrambi i periodi hanno sperimentato inoltre tensioni tra le generazioni. Il movimento studentesco italiano del ’68 sfidava l’autorità tradizionale, una dinamica parallela all’attuale espressione dei giovani negli Stati Uniti, soprattutto con il forte movimentismo nelle università e nei movimenti di protesta woke e in casi estremi ispirati dalla matrice di cancel culture contro il proprio passato, contro politiche percepite come non più rispondenti alle sfide contemporanee.

Nei due contesti storici, i media hanno giocato e giocano un ruolo centrale nella diffusione delle idee e nell’organizzazione delle proteste. Tuttavia, la natura dei media è drasticamente diversa oggi: con l’avvento di Internet e dei social media che permettono una diffusione immediata e globale delle informazioni, il movimentismo odierno si è potuto organizzare con più facilità e grazie anche all’eco e risonanza mondiale degli stessi.

In ambedue i momenti, la vivacità della partecipazione politica ha segnato un’era. L’Italia dell’epoca viveva un alto livello di coinvolgimento nella cosa pubblica di pari passo al livello sempre più alto di tensione sociale, un po’ come oggi gli Stati Uniti che sperimentano un’impennata di partecipazione politica da vent’anni in concomitanza della crescente conflittualità sociale e con una progressiva polarizzazione delle proposte politiche in gioco, che riflettono il clima di scontro presente oggi.

La globalizzazione, digitale e no, oggi più che mai, favorisce una contaminazione culturale all’interno anche dello stesso Occidente e offre prospettive di un progressivo livellamento delle differenze. Questo fenomeno, simile a quanto l’Italia ha sperimentato nel passato subendo l’influenza americana, potrebbe portare a una ridefinizione dei valori universali condivisi dell’Occidente nel nuovo secolo attraverso una progressiva “europeizzazione” delle dinamiche sociali in America, arrivando a un nuovo punto di equilibrio fra le 2 visioni di società.

Riflettendo su quanto emerso, mi chiedo e vi chiedo: non è forse questo un possibile segnale di una ridefinizione degli obiettivi e delle esigenze comuni di questo angolo di pianeta, alla luce del mondo che cambia intorno a noi?

L’America di oggi ci dice molto di quello che siamo stati ieri in Italia e in Europa, e tuffandoci nel nostro passato possiamo capire molto di quello che potrebbero diventare gli Stati Uniti domani, in termini di cambiamenti politici e sociali. Quanto questo potrà incidere su una complessiva riconfigurazione del mondo occidentale nel nuovo secolo? Cosa sarà l’Occidente domani? Indagando in tal senso possiamo, a mio avviso, trovare delle risposte che ci aiuteranno a capire la costruzione dei futuri assetti della politica mondiale.

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Nato nel 1995, vivo a Trieste, laureato in Cooperazione internazionale. Consulente per le relazioni pubbliche e istituzionali, ho una tessera di partito in tasca da 11 anni. Faccio incontrare le persone e accadere le cose, vorrei lasciare il mondo meglio di come l'ho trovato. Appassionato di democrazia e istituzioni, di viaggi, musica indie e Spagna