Le istituzioni universitarie sono in grado di impartire ai giovani le competenze adeguate per accedere al mondo del lavoro? La risposta, se ponderata attentamente, rivela un’articolazione non banale. In passato gli atenei avevano esclusivamente una vocazione alla ricerca e all’insegnamento. Negli ultimi anni, invece, tale prospettiva è stata notevolmente ampliata. Infatti oggi nel percorso di studi degli studenti è presente un periodo di tirocinio curriculare obbligatorio, spesso anche retribuito.

È stato creato il servizio di placement, mirato a facilitare l’incontro tra gli studenti e le aziende. Si offre l’opportunità di acquisire competenze trasversali attraverso corsi integrativi. È aumentata l’enfasi verso l’apprendimento delle lingue straniere, anche grazie all’introduzione dei corsi di laurea magistrale erogati completamente in lingua inglese. Pura utopia fino a un decennio fa.

Adesso è una necessità consapevole: allineare l’istruzione superiore alle esigenze del mercato del lavoro, guardando al futuro con un approccio pragmatico. Tuttavia una questione di notevole rilevanza persiste: la carenza di talenti. Questo fenomeno si concretizza nella crescente sfida che le aziende devono affrontare nel reperire candidati qualificati da inserire nei propri organici, poiché sorge un sempre più evidente divario tra le competenze tecniche richieste dai datori di lavoro e quelle effettivamente possedute dai laureati.

Le gravi potenziali implicazioni di tale disparità sull’occupazione a livello globale rendono fondamentale l’esame attento delle soluzioni a questo dilemma, cominciando da un’approfondita riflessione sul ruolo degli atenei italiani. Le innovazioni menzionate nell’ambito accademico rappresentano senza dubbio una rivoluzione che può contribuire significativamente nella risoluzione di tale questione.

È necessario però potenziare questi strumenti. In particolare è essenziale incrementare gli investimenti nella creazione di corsi specifici offerti direttamente dalle istituzioni accademiche, al fine di rilasciare certificazioni di competenze richieste dal mercato del lavoro. Questi corsi dovrebbero includere l’apprendimento di skills come l’utilizzo di software statistici (R /Stata), Advanced Excel, corsi di programmazione informatica (Python/ C+/ Java).

È altresì essenziale evidenziare che gli atenei non possono garantire il successo in modo assoluto. Certamente possono arricchire il ventaglio di corsi e progetti proposti, ma spetta al singolo studente cogliere le opportunità offerte, dedicando tempo ed interesse. In sintesi, suggerirei a tutti i giovani della mia generazione di coltivare innanzitutto la loro curiosità e passione nel percorso di studio e di dedicare tempo all’acquisizione di competenze aggiuntive, al di là dell’offerta formativa di base dell’università. Infatti coloro che investono nell’istruzione oggi raccoglieranno successivamente i frutti del loro impegno nel mondo del lavoro.

Marco Salemi - studente di Meritare l'Europa

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