“Sono giorni proprio tanto difficili questi. L’arrivo delle feste, in cui la famiglia è al centro di tutto, e trovarsi, nella mia situazione, a pregare per un aiuto nella speranza di alleviare le sofferenze che, da agosto, mi opprimono. L’unica cosa che so della mia famiglia è che non esiste più. In un attimo ho perso tutto ciò per cui vivevo e che mi dava lo stimolo ad andare avanti. Sempre”. Sono dure e drammatiche le parole di Daniele Mondello su Facebook.
Sono passati 4 mesi da quando il 3 agosto ha visto scomparire nel nulla tra le campagne di Caronia sua moglie Viviana Parisi, 41 anni e suo figlio Gioele, 3 anni. Da allora non si è dato pace e il mistero su cosa sia accaduto quel giorno ancora non è stato svelato. Dopo 4 mesi c’è solo la certezza che il Dna estratto dai due cadaveri appartengono a Viviana e Gioele. La lente d’ingrandimento resta puntata sui segni evidenziati su avambraccio e caviglia di Viviana Parisi e su quel calzino mancante oltre alle frasche che coprivano parzialmente il corpo della donna al momento del ritrovamento. Intanto Claudio Mondello e Pietro Venuti, avvocati della famiglia Mondello, continuano a respingere con forza l’ipotesi che Viviana possa aver ucciso il figlio prima di suicidarsi.
Ma il dolore è ancora enorme per Daniele che non si dà pace per non essere ancora riuscito nemmeno a dare degna sepoltura a moglie e figlio. Nemmeno un funerale, un ultimo saluto, è stato dato alla sua famiglia. “Quello che so – continua nel post su Facebook – è che mio figlio Gioele si trova al Policlinico di Messina e mia moglie Viviana all’ospedale Papardo. Mi fa stare molto male sapere che anche in questo momento non sono insieme”.
“Non ho mai chiesto nulla a nessuno se non quella giornata nella disperata ricerca di Gioele (cosa di cui vi sarò sempre grato) – continua Daniele nel post – Ma adesso inizio a domandarmi come mai nessuna istituzione, visti anche gli sbagli commessi, abbia pensato ad un sostegno morale, a chiedersi come potesse stare un uomo che ha perso tutto, a porgere delle semplici, rituali condoglianze. Qualche volta mi capita di pensare che mi vergogno di essere italiano”.
“Mi sono ritrovato vittima di congetture buttate lì (ovviamente fallaci) e, nonostante tutto, nessuno si è preoccupato di sapere come potessi stare io. Voi in tutto questo tempo avete dimostrato un grande affetto nei confronti miei e dei miei amori e di questo vi sarò grato ma c’e’ chi vive questa situazione come un mero adempimento di ufficio. Ho perso ogni cosa da un momento all’altro. So che non è utile fare così ma concedetemi questo angolo per potermi sfogare con tutti voi che, ciascuno a suo modo, mi avete sempre dimostrato vicinanza. Lo giuro: lotterò fino alla fine. Ormai non ho più nulla da perdere e vivrò per questo”.
