Il Sì&No del giorno
Voto in condotta per bocciare: No, una società senza contestatori educa al conformismo
Nel “Si&No” del Riformista spazio alla proposta del Ministro Valditara, che chiede che il voto in condotta influenzi la promozione (o la bocciatura) e pesi nell’ammissione alla maturità. È giusta o no la proposta? Favorevole Matilde Siracusano, Sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento. Contraria Elena De Rossi, Psicologa dell’età evolutiva.
Qui il commento di Elena De Rossi.
“Le migliori intelligenze sono per natura sempre e ovunque ribelli al potere”. Già… Voi direte, cosa c’entra questo con la proposta del Ministro Valditara di far pesare sul voto della maturità quello della condotta degli alunni? C’entra. Perché per un ragazzino di sedici anni, poco più o poco meno, il potere è il professore che siede dietro la cattedra e gli dice se ha fatto bene o male. E il suo diritto a ribellarsi è sacrosanto. Certo, non sparando piombini all’indirizzo di un docente. Ma prima di spiegare le ragioni del mio no alla proposta del Ministro Valditara, occorre fare un passo indietro. Mettiamoci d’accordo su cosa si intende per condotta. Si intende il comportamento di un alunno molto, troppo, vivace che fatica a stare seduto su di una sedia per otto ore? Si intende un ragazzino che fa baccano e parla troppo? Si intende un adolescente che male accetta le regole e sente il bisogno di criticarle? Magari sbagliando perché quelli sono gli anni nei quali il carattere di una persona si forma: non sono bambini e non sono uomini. Sono in un limbo dal quale si esce, certo, ma a fatica e tutti sudati. Chi ha salutato i diciotto da un po’ non può che confermare quanto detto.
E allora se per condotta si intende questo, io non sono d’accordo: non può pesare più del talento, una scoierà senza contestatori educa al conformismo di massa. E a questo sono già deputati i social che fanno un lavoro egregio nello sfornare fotocopie tutte uguali di ragazzini senza talento, senza passioni, senza diversità, tutti uguali e tutti con gli stessi desideri. E allora se un ragazzino prende 9 in filosofia e 8 in latino ma è discolo, alza i toni, fa domande, critica le regole della scuola e perché no l’operato di un professore, perché deve trovarsi la media abbassata? La scuola deve istruire ed educare. Sono d’accordo. Ma non può e non deve educare all’appiattimento, al sonno della ragione e alla narcolessia della ribellione. Deve insegnare che con modi educati e mai violenti, in ogni tempo e in ogni contesto, è giusto dire la propria idea, esprimere la propria opinione anche e soprattutto se di segno opposto alla maggioranza o a quella di chi in quel momento a più autorità di te. La scuola deve educare alla libertà. Alla libertà di pensiero e di espressione. A questo servono i grandi classici latini, la filosofia di chi ha provato a capire e a spiegare il mondo. A questo serve la letteratura. I grandi classici raccontano sempre di ribellione, che sia un ribellarsi alle regole del re, al padre che non desidera per la figlia quell’amore. A questo serve la scuola: a insegnare a essere prima di tutto liberi.
Che ce ne facciamo di ragazzini eruditi ma che hanno paura di dire al mondo cosa pensano? Francamente credo nulla. Che ce ne facciamo di ragazzini, uomini di domani, che non hanno sviluppato il pensiero critico perché abituati a sottostare e a farsi andare bene il pensiero di un altro? Che ce ne facciamo di una società che insegna a bisbigliare e mai ad alzare la voce. Ai ragazzi dico: imparate ad alzare la voce e a farvi sentire perché nella vita cercheranno sempre, e dico sempre, di farvela abbassare. Imparate l’educazione, il rispetto, la civiltà ma imparate a non avere paura delle vostre idee. Mai.
E a chi dice che i professori sono esasperati dalla maleducazione (e questa no, non è accettabile) dei ragazzi voglio dire una frase che mi torna in mente da quando da bambina sedevo in un banco che mi stava stretto e così ì miei genitori venivano convocati un giorno sì e l’altro pure: il buon maestro è quello che va a prendere la pecorella smarrita che fatica a stare buona, buona all’interno di un gregge. Non è quello che guida, senza alcuna fatica, un gregge di pecore ben allineate. Ecco.
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