Dai bot russi alle botte
A Napoli l’Anpi e Di Battista tifano Putin, Hallissey: “I filorussi alzano il tiro, Mattarella definito guerrafondaio”
Una giornata di ordinaria follia, a Napoli, dove nella prestigiosa Federico II si arriva a insultare il Capo dello Stato («Guerrafondaio») nel silenzio delle istituzioni accademiche. La protesta civile e nonviolenta di Radicali italiani ha scatenato la rabbiosa reazione dei filo-putiniani. Ne parliamo con Matteo Hallissey, presidente di PiùEuropa e di Radicali Italiani.
Cos’è successo all’Università di Napoli?
«È successo che all’interno di un’aula della Federico II, l’ANPI aveva organizzato un evento di diretta propaganda russa insieme ad Alessandro Di Battista, che non ha bisogno di presentazioni, e al professor D’Orsi, noto anche perché un paio di mesi fa è andato alla serata di gala di Russia Today a Mosca. Un centinaio di studenti dell’università aveva chiesto spiegazioni sull’organizzazione di un evento del genere, senza alcun contraddittorio. Non avendo ricevuto risposte, questi studenti — insieme alla comunità ucraina e a esponenti di quasi tutte le principali formazioni politiche liberali — hanno deciso di partecipare».
Chi c’era tra le formazioni liberali?
«C’erano Più Europa, i Radicali, Azione. Era presente anche “Liberi”, un’associazione locale».
Che tipo di contenuti venivano diffusi dai relatori?
«Castronerie incredibili. Di Battista con un taglio più politico, ma soprattutto il professor D’Orsi ha attaccato pesantemente Mattarella, definendolo un guerrafondaio e uno dei principali promotori della propaganda occidentale. Il tema era la presunta russofobia dell’Occidente e l’idea che la Russia non sia un nostro nemico».
Come è possibile che in un’università pubblica si dica “guerrafondaio” al capo dello Stato? Il rettore cosa ha dichiarato?
«È quello che chiediamo anche noi: spiegazioni sia dal rettore che dall’ANPI. L’evento era promosso non solo da una sezione locale, ma con il nome del responsabile nazionale Mezzogiorno dell’ANPI. È stato un evento pienamente targato ANPI».
Che cosa è accaduto al momento delle domande?
«Uno studente ha provato a fare una domanda. Gli hanno dato il microfono, ma il professor D’Orsi gliel’ha strappato di mano, finendo per romperlo pur di impedirgli di parlare. Lo studente è salito sul tavolo per provare a farsi sentire, mentre esponenti dell’ANPI lo spingevano per impedirgli di intervenire. Paradossalmente Di Battista cercava di spiegare all’ANPI che quel comportamento avrebbe creato problemi».
Di Battista è quindi sembrato più ragionevole degli altri?
«Sì. È stato il meno peggio. Si è reso conto che la situazione era fuori controllo».
E quando gli studenti hanno mostrato le maglie pro-Ucraina?
«La tensione è salita subito. Il professor D’Orsi è stato portato fuori dall’aula per evitare domande. Io l’ho seguito chiedendogli dei rapporti con Mosca e della sua partecipazione a eventi di Russia Today a Minsk. Non mi ha risposto, è fuggito mentre alcuni rappresentanti dell’ANPI mi spingevano per bloccarmi. È stato un atteggiamento eloquente, più da Armata Rossa che da associazione partigiana».
Com’era l’atmosfera tra il pubblico?
«La sala era divisa. Noi eravamo circa cinquanta. Gli altri erano soprattutto fan di Di Battista. Alcuni studenti non schierati ci hanno poi raccontato di essere rimasti colpiti dagli atteggiamenti violenti degli organizzatori».
Venendo al quadro più ampio: è in corso una guerra cognitiva contro l’opinione pubblica italiana?
«Assolutamente sì e la Russia la combatte in molti modi. Propaganda televisiva mainstream attraverso figure come Di Battista; associazioni sul territorio che ricevono fondi dall’est; attività culturali che fungono da cavallo di Troia; proiezioni pubbliche sostenute anche da istituzioni; e naturalmente una guerra informativa online fatta di bot e fake news».
Avete dati sui bot russi?
«Soprattutto su Twitter abbiamo raccolto numeri importanti. I contenuti pro-Cremlino si diffondono molto più velocemente delle notizie serie. Centinaia di commenti con gli stessi pattern, le stesse dieci fake news ripetute all’infinito. Sono GPT automatizzati: a una ricetta di pasta, per esempio, un bot su Telegram ha risposto con la ricetta. È tutto gestito in automatico».
L’Agenzia per la cybersicurezza si è attivata a dovere per contrastare gli attacchi di guerra ibrida cognitiva russa?
«Chiediamo che faccia molto di più. Un anno fa abbiamo mandato un elenco con centinaia di link a materiali di Russia Today disponibili in Italia, nonostante siano vietati. Abbiamo segnalato tutto anche all’AGCOM. Ma siamo ancora in una fase di grave sottovalutazione istituzionale della guerra ibrida cognitiva».
L’Europa è pronta a contrastare questa offensiva?
«No, è molto fragile. Putin investe nella disinformazione da decenni. L’Europa non ha ancora capito la natura di questa guerra, che è rivolta alle opinioni pubbliche occidentali».
Che ruolo dovrebbe avere l’ANPI, secondo te?
«Dovrebbe ricordare che i partigiani oggi sono in Ucraina, perché combattono per la loro vita, per la loro libertà e anche per la nostra democrazia».
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