C’è qualcosa che non quadra. La coalizione dei volenterosi sta cercando di concordare, con commendevole impegno, le condizioni di sicurezza per l’Ucraina dopo il cessate il fuoco. Nel frattempo, l’Ue minaccia l’inasprimento delle sanzioni finanziarie contro Mosca (senza però la mossa del cavallo, ovvero l’esproprio degli asset russi, 300 miliardi, depositati in una banca belga). Lo stesso fa Trump, ma le sue sembrano – almeno fin qui – le classiche promesse da marinaio.

A Zelensky servono aiuti militari

Il guaio è che il fuoco non cessa. Anzi, come stiamo vedendo, si sta sempre più intensificando. L’obiettivo di Putin è chiaro: sedersi al tavolo di un’eventuale trattativa (ci vorranno ancora mesi, non illudiamoci) dopo aver stremato la resistenza di Kyiv. Zelensky ha certamente bisogno delle dichiarazioni affettuose di Meloni, Macron, Starmer e Merz. Ma ha soprattutto bisogno di sostanziosi aiuti militari, che gli consentano di rispondere con efficacia all’offensiva bellica ordinata dal despota del Cremlino. I governi europei che si riconoscono nella causa ucraina li stanno fornendo? E se sì, nella quantità e qualità necessarie?

Se invece così non fosse, le parole dei volenterosi sarebbero solo chiacchiere e distintivo. Considerando l’evoluzione del conflitto negli ultimi giorni, sorge più di un sospetto.