USA
Accordo sullo shutdown: i finanziamenti, l’obbligo di riassunzioni e i sussidi per le assicurazioni sanitarie
Con un cambio di programma inaspettato, otto senatori democratici hanno deciso di sostenere una mozione procedurale repubblicana per chiudere lo shutdown più lungo della storia americana. Tra questi, anche John Fetterman, il numero due della leadership al Senato Dick Durbin dell’Illinois ed entrambe le senatrici democratiche del Nevada, Jacky Rosen e Catherine Cortez Masto. Come notato da Politico, nessuno degli otto senatori sarà sulle schede elettorali nel 2026: un potenziale indicatore dell’impopolarità percepita anche dagli stessi democratici di questa mossa.
Riassumere
Seppure non si abbia ancora un accordo definito e lo shutdown sia formalmente ancora in corso, il sì al voto procedurale indica che un’intesa di massima è stata raggiunta, e che durante questa settimana ci si aspetta che il governo federale torni a funzionare a pieno regime. Il compromesso ottenuto dal leader repubblicano al Senato John Thune prevede il finanziamento pieno del governo fino almeno alla fine di gennaio 2026, l’obbligo di riassumere tutti i dipendenti federali licenziati dall’inizio dello shutdown, oltre al divieto di ulteriori riduzioni di personale fino a febbraio. L’intesa prevederebbe anche il pieno finanziamento del Dipartimento dell’Agricoltura, responsabile per l’erogazione dei sussidi SNAP, oltre che di una serie di programmi rivolti ai veterani dell’esercito e agli appalti dell’esercito.
La promessa di voto
La questione principale, però, è stata la promessa di Thune di votare, a metà dicembre all’incirca, rispetto all’estensione dei sussidi all’assicurazione sanitaria previsti dall’Obamacare. Questo punto è molto importante, perché era stata la policy su cui più duramente i democratici si erano battuti durante le fasi iniziali delle negoziazioni con i repubblicani, sostenendo che, qualora dovessero venire meno i sussidi, il costo dell’assicurazione potrebbe addirittura raddoppiare per milioni di americani. È evidente che la sola promessa di un voto non sia abbastanza per la base e per la maggior parte degli eletti democratici, a partire dal Governatore della California Gavin Newsom, passando per il candidato vicepresidente Tim Walz, oltre a Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Hakeem Jeffries. Tutti loro hanno evidenziato l’insufficienza dell’accordo, per la vacuità della promessa di un voto sull’Affordable Care Act e, secondo quanto riportato da Axios, alcuni circoli democratici starebbero già pensando ad alcuni papabili candidati per le future primarie democratiche dei senatori coinvolti.
Un passo indietro
Indipendentemente da come andrà il voto sulla Bill vera e propria, rimane per il partito democratico un passo indietro inaspettato e poco sensato. Alla grande maggioranza degli analisti sembrava che finalmente fosse stata decisa una strategia chiara e ben definita, basata su un’opposizione non solamente vocale, ma anche legislativa e procedurale, a Donald Trump, oltre a una battaglia chiara sulla sanità. Tutto questo rischia di saltare, dato che, con il voto di dicembre, i repubblicani potranno bloccare la proroga dei sussidi lasciando i democratici forse con la superiorità morale. Con tutta probabilità, però, avrebbero fatto meglio a concentrarsi sulla difesa dei sussidi dell’Obamacare, per poter rivendicare una copertura sanitaria solida, o quantomeno migliore di quanto sarà, di fronte ai cittadini.
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