Attacco all’acciaieria di Mariupol, Putin stoppa l’assalto frontale

Mariupol è stata data per conquistata, ma l’assedio ieri sera continuava ancora. Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe ordinato al suo esercito di evitare un attacco diretto contro l’acciaieria Azovstal dove erano ieri sera ancora asserragliati qualche migliaio di soldati e un numero imprecisato di civili. Non è chiarissimo come siano finiti i civili là dentro, dove rischiano la morte del topo essendo quella nelle acciaierie una fuga in cerca di riparo ancor più insicura del rischiosissimo tentativo di scappare dalla città devastata tentando la sorte con i corridoi umanitari quasi mai rispettati dai russi.

Putin avrebbe detto ieri al suo ministro della Difesa, Serguei Shoigù, durante un faccia a faccia: “Credo che l’ipotetico assalto alla zona industriale non sarebbe opportuno, abbandonatelo”. “Bloccate la zona industriale, da lì non deve uscire una mosca” sarebbe stato l’ordine secondo quanto riportano fonti internazionali citando il Cremlino. Perché Putin dovrebbe rinunciare a prendere l’acciaieria, magari bombardandola, ora che la città l’ha quasi presa? Si preoccupa di non distruggere un centro di produzione fondamentale? Si preoccupa della sorte dei civili? Non vuole finire per scovare tra i morti brutte sorprese che potrebbero costargli carissime? La ragione ufficiale è che vuole limitare le perdite tra i suoi. Curioso che se ne preoccupi adesso, dopo aver mandato al macello soldati russi senza preoccuparsi del numero dei morti dalla sua parte. “Ci serviranno allora altri tre o quattro giorni” avrebbe risposto all’ordine di Putin il ministro della Difesa che dà queste cifre: 2000 soldati ucraini ancora asserragliati, 4000 morti nella battaglia per prendere la città e 1478 arresi.

Il Cremlino avrebbe avanzato una proposta ai resistenti: se vi arrendete avrete salva la vita e sarete trattati come prevedono le leggi internazionali. Ha detto il ministro delle difesa in una dichiarazione che sembrava rivolta più alla propaganda interna, ai cittadini russi, che a Putin: “Kiev ha nominato Mariupol capitale temporanea del Donetsk nel 2014. In otto anni ha fatto di Mariupol un fortino e l’ha trasformata nel rifugio dei nazionalisti ucraini radicali. Mariupol è in realtà la capitale del battaglione Azov”. Sembra una frase pronunciata apposta per metter le mani avanti e apprestarsi a far digerire ai russi l’idea che l’Ucraina è stata conquistata conquistando Mariupol senza bisogno di spingersi oltre, celebrare questo terribile 9 maggio di trionfo russo lì e chiudere l’invasione con un accordo.

Sulle ipotetiche bozze di accordo per un cessate il fuoco è in corso una guerra di propaganda non minore di quella sulle notizie dal fronte. Il Cremlino sostiene da due giorni di aver inviato una minuta d’accordo che prevederebbe la smilitarizzazione dell’Ucraina, il riconoscimento della Crimea già annessa da anni come territorio russo e la sola indipendenza del Donbass. Un mezzo passo indietro quindi: un Donbass non annesso, benché parziaemente già occupato, ma un Donbass indipendente. Zelensky ha risposto di non aver mai ricevuto quella proposta. Ieri il capo del suo ufficio di presidenza, Podolyak, ha detto che la guerra “può finire con colloqui diretti” tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin.

“Questo è ciò su cui stanno lavorando oggi il team di avvocati, consulenti e il gruppo negoziale della parte ucraina. Di conseguenza, speriamo che le posizioni del presidente Volodymyr Zelensky siano estremamente forti in questi colloqui”. Nel frattempo, Podolyak ha detto che aspetta di valutare come evolverà nei prossimi giorni l’offensiva militare russa nell’est dell’Ucraina. I russi “hanno abbastanza risorse, abbastanza missili, purtroppo continuano a bombardare le nostre città. Hanno ancora uomini e attrezzature e non si preoccupano che vengano distrutte nei nostri campi”. Il Cremlino han replicato: “Stiamo ancora aspettando una risposta alla nostra bozza d’accordo”. Secondo quanto detto dal ministro degli esteri russo all’agenzia Interfax, però, i colloqui tra la Russia e l’Ucraina continuano in formato video quasi ogni giorno.