I successi del team meneghino
Basket, l’Olimpia Milano sogna il tris
Ancora successi per il team meneghino. Ma nel bilancio di fine stagione c’è anche la vittoria della Coppa Italia da parte della Germani Brescia del patron Mauro Ferrari
Nemmeno il tempo di gustarsi lo scudetto della terza stella che all’Olimpia Milano che è già tempo di mercato. L’estate sportiva, del resto, incombe più che mai e, ancorché negli occhi ci sia ancora la festa degli oltre 12.500 del Forum di Assago, il pensiero della società milanese è proiettato, e non potrebbe essere altrimenti, sulla stagione 2023-2024.
Il fatto che il primo botto sia una conferma, in questo senso, non sminuisce la portata dell’ufficializzazione, con il prolungamento fino al 2026 di quel Shavon Shields che, dopo i 10 punti di gara 7 contro la Virtus Bologna, rimarrà nella Milano del basket per altri tre anni, bissando in questo modo quanto fin qui fatto dal suo avvento a metà 2020.
Terzo marcatore nell’Eurolega biancorossa dopo autentici mostri sacri quali Antonello Riva e Alessandro Gentile (a proposito di Riva, è da poco uscita la sua prima biografia ufficiale intitolata “Il volo di Nembo Kid” scritta a quattro mani col giornalista Edoardo Ceriani e con la prefazione di Valerio Bianchini), Shields ha totalizzato una media di 11,7 punti e 4,1 rimbalzi a partita, non esattamente bruscolini per il giocatore del Kansas.
La vittoria del secondo campionato di fila, per Milano, premia la compattezza d’un gruppo che, dopo il successo in gara 6 della Virtus, certamente non ha avuto paura di affrontare col coltello tra i denti Bologna davanti al pubblico di casa. Nessun timore per la posta in gioco; nessun freno a mano tirato per paura di sbagliare. Pronti via e, nella gara più importante dell’anno, ecco un 21-9 nel primo quarto a spianare la strada alla formazione di coach Ettore Messina, condottiero di una truppa sì stanca una volta giunta al termine della serie, ma mai doma, tanto da imprimere l’accelerazione decisiva proprio in apertura della finalissima, fino all’epilogo del conclusivo 67-55.
Ora, e dopo la conquista del trentesimo scudetto, alla soddisfazione per il risultato messo in cassaforte si aggiunge il sogno di fare un ulteriore passo in avanti. Mentre Billy Baron s’è già sottoposto a un intervento chirurgico al gomito destro per accelerare quanto più possibile le fasi di recupero, c’è infatti grande attesa circa i movimenti che la proprietà che fa capo a Giorgio Armani vorrà porre in atto per rafforzare ulteriormente l’organico.
Se l’appetito vien mangiando, dopo la doppietta ottenuta nelle stagioni 2021-2022 e 2022-2023 l’Olimpia non può che puntare al tris. L’albo d’oro tricolore dice che per arrivare all’ultima tripletta bisogna tornare indietro all’epoca di Dan Peterson in panchina, con i tre scudetti a cavallo del 1985 e il 1987 e un certo Mike D’Antoni – tanto per fare uno degli straordinari nomi in campo – a capitanare la nave. Prima ancora, peraltro, ci fu addirittura una cinquina. Si sta parlando della vittoria dei campionati giocati tra il 1949 e il 1954, quando le foto erano rigorosamente in bianco e nero e la pallacanestro si praticava in luoghi del tutto differenti dai palazzetti odierni.
Pur mettendo in mostra con orgoglio il primato assoluto in Italia – lungo lo Stivale, in effetti, non c’è partita; alle spalle di Milano la prima contendente è Bologna, che di scudetti ne ha vinti 16 – l’Eurolega è più che mai il palcoscenico verso il quale dirigere il vascello. Esserne protagonisti fino alle fasi conclusive è il sogno non troppo proibito cullato dai tifosi. Un percorso da costruire tassello dopo tassello; perché ciò possa essere, ovviamente, ci sarà di che agire attorno al roster attuale, rafforzandolo dove serve senza tuttavia stravolgerne l’impianto. L’ultima vittoria continentale dell’Olimpia è datata 1988, ossia quando la gran parte dei tifosi che attualmente affolla le tribune di Assago non era ancora nata, o comunque ammesso lo fosse poco o nulla si ricorda di quella cavalcata. Altri tempi in campo e fuori, altro modo di intendere gli sport, basket compreso. Su tutto, la certezza che “Fiero il Guerriero” non è mai passato di moda.
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