Un po’ per pudore, un po’ per antichi stereotipi duri a morire, è difficile trovare qualche mass media che racconti cosa vivrà l’Italia tra il 25 settembre e il 1° ottobre prossimi. Eppure, sarà la prima volta nella storia che il nostro Paese ospiterà la Ryder Cup, la più prestigiosa tra le gare di golf, ma soprattutto uno degli eventi sportivi più seguiti a livello mondiale.
In una nazione che decise di rifiutare le Olimpiadi per timore di non riuscire ad essere all’altezza della sfida organizzativa e di eventuali episodi di corruzione (uno dei punti più bassi raggiunti dal populismo grillino incarnato dall’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi) basterebbe questo per fare della prossima Ryder cup una notizia da prima pagina. Invece, ovviamente, c’è di più; molto di più.

Affonda le sue radici nel 1927, quando fu giocata per la prima volta negli Stati Uniti, prende il suo nome dall’uomo di affari inglese, Samuel Ryder, che fece dono del trofeo. È la principale manifestazione del panorama golfistico internazionale, l’unica gara sportiva nella quale l’Europa gareggia come squadra e si oppone ai soli Stati Uniti. Una sfida tra Usa e Vecchio Continente che viene organizzata con cadenza biennale, alternativamente da una parte e dall’altra dell’Oceano atlantico e si svolge su sei giornate complessive, di cui tre di pratica e tre di gara, mettendo gli uni di fronte agli altri i migliori 24 giocatori europei e americani.

Il torneo non prevede montepremi: in palio c’è l’onore della vittoria. E anche questa è un’eccezione per il mondo del golf, dove a livello professionistico normalmente vengono assicurati ai vincitori e ai meglio piazzati premi da capogiro.

L’Italia avrebbe dovuto ospitare la sfida nel 2022, ma lo slittamento per Covid dell’edizione 2020, ha posticipato di un anno la manifestazione, che verrà giocata nel suggestivo scenario del Marco Simone Golf & Country club (“La più grande gonna verde che io abbia mai disegnato”, lo ha definito la sua proprietaria, la stilista Laura Biagiotti).

Sarà la terza volta che la”Ryder” si giocherà nell’Europa Continentale, dopo l’edizione 2018 disputata in Francia, a Le Golf National vicino Parigi, e quella del 1997 al Valderrama Golf Club, nella città di Sotogrande, in Spagna, vicino a Gibilterra. Nelle altre circostanze in cui si è giocato in questa sponda dell’Atlantico, è stato sempre il Regno Unito ad accogliere i top player di tutto il mondo (con l’Inghilterra a farla da padrona, seguita da Scozia, Irlanda e Galles).

Che sia un evento di livello globale, uno dei maggiori, non lo dicono gli appassionati ma i numeri. Questa sfida attira sul posto mediamente 300mila appassionati, provenienti da più di 90 nazioni e viene trasmesso da 50 emittenti differenti sulle tv di 190 paesi nel mondo per un totale medio di circa 600 milioni di spettatori. Sono cifre che vengono superate solo dalle Olimpiadi e dai Mondiali di calcio.

In un Paese in cui il successo e chi ha successo vengono guardati con sospetto, la scelta che fece il Governo Renzi con la legge di bilancio per il 2017 di porre a garanzia 97 milioni di euro di fondi pubblici creò non poche polemiche. Non solo tra i grillini, ma anche in quella fetta di sinistra che fu la stessa a salutare con entusiasmo – ad esempio – la super-tassa sugli yacht introdotta dal governo Monti nel 2011: i “ricchi” vanno penalizzati. Peccato che a pagare il conto (finché non venne cancellata, sempre dal Governo Renzi) furono i lavoratori dei cantieri navali e non i ricchi che semplicemente spostarono le proprie imbarcazioni di pochi chilometri in Francia, Croazia, Malta e Principato di Monaco.

Nel caso della Ryder Cup, lo Stato ha posto a garanzia quella somma: che verrà spesa tutta o in parte se non saranno sufficienti i fondi raccolti dall’organizzazione per finanziare l’evento. Mentre il potenziale introito per il Paese è qualcosa che ben poche altre manifestazioni possono assicurare. Come dimostrano i dati registrati nell’ultima edizione “europea” della manifestazione, quella di Parigi 2018.

Il centro di ricerca sull’industria sportiva della Sheffield Hallam University ha calcolato che l’edizione parigina della Ryder ha generato introiti per 253,7 milioni di euro. Le presenze sul campo sono state 270mila, composte da appassionati e turisti provenienti da 90 nazioni diverse di cui la gran parte dal Regno Unito (49%) e poi Germania, Olanda, Irlanda, Belgio, Svizzera, Spagna, Svezia e Danimarca, solo per citare le principali. Sono state prenotate, solo per assistere alla Ryder, oltre 220mila notti in strutture ricettive nella regione di Parigi per una media di 3,5 notti a turista. L’8% dei visitatori arrivati per la competizione si è poi fermato anche per la settimana successiva.

Insomma, per l’Italia la Ryder Cup 2023 si tratta di un’occasione irripetibile per diversificare la propria offerta turistica, entrare a pieno titolo tra le mete golfistiche del turismo mondiale (in cui al momento ci collochiamo al 10° posto) e generare ricchezza per il nostro Paese. Certo, perché il tutto funzioni non basta un’organizzazione all’altezza del prestigio dell’evento e della meravigliosa location scelta; ma occorre che il Paese ‘abbracci’ questa sfida e negli ultimi tre mesi che ci separano dall’evento ne raccontino l’importanza, il peso e il potenziale.

Perché è vero ciò che ha detto recentemente in un convegno Gian Paolo Montali, direttore generale della Ryder Cup 2023, che “sei anni fa nessuno ci credeva perché portare la Ryder Cup in Italia è come assegnare i mondiali di sci alla Giamaica”; ma, con tutto il rispetto per gli amici di Kingston e dintorni, l’Italia non è la Giamaica. E dunque via la puzza sotto al naso e prepariamoci a valorizzare questo evento planetario che può contribuire a portare ricchezza, opportunità e crescita. Dipenderà tutto da noi.

Marco Di Maio

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