Ancora una volta, Milano: non vorrei apparire monotematico. Ma sono convinto che la crisi sia paradigmatica e va affrontata nel concreto, con idee da mettere immediatamente in campo. Milano soffre come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, ma anche New York. E dobbiamo inevitabilmente interpretarne la realtà, decifrarla e portare delle soluzioni.
Siamo partiti dallo smart-working, proponendo un modello di co-office/co-working diffuso, che faccia bene alle imprese e contemporaneamente ai lavoratori.
Abbiamo proposto un piano affitti, che contempli i locatori, quanto i conduttori.
Manca, tuttavia, un importante tassello: il comparto turistico, infatti, è tra i più colpiti dal Covid. Ne abbiamo parlato andando “sul campo” tempo fa. E’ tempo di capire cosa fare, dato che si prevede una seconda ondata, bella tosta, di contagi.
A Milano, oltre alla capillare diffusione degli alberghi, si è assistito, negli ultimi anni, alla diffusione degli airb’n’b. Come sapete, appartamenti o stanze che privati cittadini decidono di monetizzare, aumentando l’offerta ricettiva urbana.
Il Covid, virus della mobilità, ha agito sul fronte della domanda, praticamente azzerandola.
Per questo, ci troviamo con alberghi mai più riaperti, oppure nuovamente in chiusura. E, per la prima volta, ci troviamo con un surplus di appartamenti disponibili.
Non potendoci permettere di attendere un vaccino che non arriva, è importante cercare velocemente delle soluzioni.
Gli hotel e gli airb’n’b sono essenzialmente degli spazi. Dunque, non è detto che si debba utilizzare l’albergo solo per dormire.
L’hotel, o l’appartamento, può essere utilizzato DURANTE IL GIORNO. Per lavorare. E nel contempo per rilassarsi. In uno spazio comodo, discreto, a misura d’uomo. Abbiamo già scritto di come sia faticoso lavorare da casa. Per l’assenza di privacy, di spazi, di sedute ergonomiche, di connessioni veloci, ecc.
Si tratta dunque di incrociare domanda e offerta. Garantendo spazi confortevoli, sanificati, con la giusta dotazione per lavorare, possibilmente accessibili economicamente.
Per l’ennesima volta, entra in gioco la politica: che dovrà incentivare gli imprenditori alberghieri a questo nuovo mercato, evitandone la chiusura e la perdita di occupazione. Incentivando i privati proprietari di appartamenti, rendendoli idonei ad un originale utilizzo lavorativo. Incentivando le aziende, in modo che i propri dipendenti non stiano a casa, ma possano usufruire di una molteplicità di spazi.
La pandemia rilancia l’esigenza di un neo-funzionalismo, che ridisegni gli spazi urbani. Necessariamente, dobbiamo coglierne un occasione di rilancio.
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