“Senza passi affrettati dobbiamo cominciare a pensare al futuro. La scienza può dire che servono mascherine, test a tappeto, tracciamento dei contatti e cercare nuove cure. Farci trovare preparati alla ripresa spetta però alla politica e non alla scienza”. Queste non sono le parole di un politico, bensì di un medico, il virologo e immunologo Roberto Burioni, salito all’onore delle cronache perché tra i primi, in gran parte inascoltato, ad aver messo in guardia il Paese riguardo quella che sarebbe stata l’emergenza Coronavirus. Burioni in questo suo tweet tocca un tema fondamentale.
È importante, necessario, seguire pedissequamente le richieste dei medici, degli esperti, di coloro che con la loro autorevolezza formata da studi ed esperienze accademiche rilevanti hanno il dovere di dettare la linea in termini di azioni a sostegno della lotta contro questa tremenda emergenza sanitaria, per evitare un maggior contagio e per un doveroso rispetto nei confronti di tutte le persone che ci stanno lasciando, vittime di un nemico sconosciuto e per questo, troppo spesso fatale. Sono personalmente tra coloro i quali non hanno mai urlato al mondo che uno valesse uno. È un tema valido solo davanti alla legge, magari dinanzi a credenze religiose, ma non oltre.
E allora sì, la devozione quasi religiosa nei confronti dei medici ed esperti che accompagna questo periodo drammatico è un buon segno, è certamente una forma di nuova consapevolezza che il bene comune è raggiungibile attraverso la competenza, una maturità del pensiero che si basi sulla conoscenza reale. Un Rinascimento culturale più che apprezzato, per il compito che però deve ottemperare. Quello medico specialistico agisce su tematiche tecniche, sanitarie e emergenziali, quello politico, invece, in termini di visione del futuro.
Ecco, una visione del futuro che implichi la considerazione di un periodo ampio, che non si soffermi unicamente sulle necessità dell’oggi, che guardi oltre. Una visione globale direbbero gli esperti di comunicazione, filantropica, eccezionalmente reale. Il politico deve occuparsi della vita dei cittadini a trecentosessanta gradi, deve lanciare un dibattito serio, una discussione produttiva, utile, che smuova gli animi. Un politico con una leadership tangibile, deve avere il coraggio di abbattere il muro del pensiero superficiale, deve procedere per step, incuneandosi tra le necessità peculiari di un cittadino libero, dedito al lavoro, alla famiglia, al futuro, suo e dei suoi cari. E allora, cosa non torna di fronte a un discorso coscienzioso riguardo quello che potrà essere un nuovo Rinascimento italiano del lavoro e dell’economia?
Provate a ragionare su quante possano essere le casistiche di lavoratori che sarebbero già ora, con tutte le dovute attenzioni, i necessari dispositivi di protezione, con il cosiddetto social distancing e previo positivo parere medico, in condizione di riprendere le loro attività produttive. Penso ad esempio ai grandi cantieri in cui indipendentemente dalla pandemia, il distanziamento sociale è già di per sé realtà – parlo per esperienza personale – e al quale sarà certamente da accompagnare l’utilizzo obbligato dei dispositivi anti contagio. Penso a quelle fabbriche che hanno nei controlli di sicurezza all’ingresso un check point già in sostanza attivo, da implementare per l’emergenza.
Se ci soffermiamo a riflettere, anche solo un po’, troveremmo altre categorie che gradualmente potrebbero riprendere l’attività ed evitare che la pandemia lasci un segno ancor più drammatico di quanto non stia già facendo. E apparentemente tutti i medici concordano riguardo ad una necessità di procedere con screening di massa, con test sierologici a supporto e quindi immediatamente penso agli immuni se considerati tali da esperti competenti, penso ai più giovani che hanno contratto il virus e non se ne sono accorti. Potremmo continuare eccome, pensandoci.
Insomma, ciò che intendo evidenziare è che l’elogio della competenza deve potersi esprimere nei singoli ruoli, nelle singole mansioni, rispettando le libertà individuali dei cittadini siano essi lavoratori dipendenti o liberi professionisti, studenti o professori, occupati o in cerca di opportunità, vulnerabili o corazzati. La competenza di un medico sta nel dirci con quali misure di sicurezza il Paese potrà ripartire. La competenza di un vero politico sta invece nel dirci quando, previo ovvio parere degli esperti, e con quale metodo il Paese dovrà affrontare un futuro che non sarà più come lo avevamo immaginato.
Oggi, ad esempio, Italia Viva ha lanciato una ulteriore proposta concreta per dare liquidità immediata a partite iva e imprese (25% del fatturato 2019, erogazione rapida senza cavilli burocratici o credit check, con garanzia statale al 100%, senza interessi), una proposta che non può attendere per diventare operativa. In capo a tutto, la competenza di un politico sta nell’evitare di farsi trovare impreparati, di scongiurare un ritardo che, come è stato dannoso per quanto riguarda l’emergenza sanitaria, lo sarebbe in maniera eguale o addirittura superiore per quanto riguarda quella economica e occupazionale, se non si decide di discuterne e agire già a partire da ora, senza procedere con scelte affrettate e poco ragionate poi. Portare all’attenzione del governo questo scenario e cercare di conseguenza una strada comune e perseguibile, è prerogativa ineludibile di un atteggiamento politico di forte stampo riformista.
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