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Caro bollette? Si intervenga con l’efficienza energetica

Esperto di politiche energetiche e sviluppo commerciale
BOLLETTE ENERGIA BOLETTA RISPARMIO ENERGETICO LAMPADINA BASSO CONSUMO EURO
BOLLETTE ENERGIA BOLETTA RISPARMIO ENERGETICO LAMPADINA BASSO CONSUMO EURO

Quando si impenna la spesa per le bollette energetiche, gas e luce, si entra con una problematica di rilievo nella casa degli italiani, ma soprattutto si va ad incidere fortemente sulla produttività e agibilità delle piccole e medie imprese che costellano il panorama industriale italiano. La tematica non è da affrontare, come sempre d’altronde, con toni populisti o soluzioni tampone che oggi accontentano pochi e domani lasciano sprofondare tanti in bilanci che non quadrano. L’impatto della produzione energetica per i grandi energivori italiani è determinante, determinante anche e soprattutto per mantenere i macchinari accesi, non far calare la turnistica di lavoro e di conseguenza preservare l’occupazione nelle aziende. Per le piccole e medie imprese si parla di circa il 20% – e oltre – dei costi annuali assoggettabili alle forniture energetiche ed aumenti come quelli di queste settimane (+ 30%/40%) producono un solo risultato: sfiducia nel consumatore e fabbriche che non si possono permettere di lavorare a pieno regime.

Ecco che per dare respiro alle nostre attività produttive dobbiamo immaginare che la bolletta sia costruita semplicemente da due fattori: prezzo per volume.

Il prezzo è costruito sulla base di un mercato potenzialmente poco dipendente dalle nostre questioni locali (l’energia in Italia si fa per oltre l’80% con il gas che compriamo in gran parte da Libia o Russia), bensì da questioni geopolitiche di ben più vasta scala. Ora, voi direte, una parte del prezzo è dedicata ad accise o oneri di trasporto. Vero, ma le accise e gli oneri sono una conseguenza diretta di politiche energetiche errate e controproducenti che ci portiamo dietro da 50 anni e oltre. Si può agire sulle tasse? Sì, si può fare, ma è poco utile, né sensato. Spieghiamo il perché.

Intanto perché se non abbiamo la possibilità di intervenire con soldi del bilancio pubblico, si tratterebbe di uno spostamento di fiscalità, da una tassa all’altra, che di facciata potrebbe essere anche ben celato, ma la realtà dei fatti è che al netto di tutto né il cittadino, né l’impresa beneficerebbero di alcunché. Se invece avessimo (e abbiamo, grazie al PNRR) soldi disponibili del bilancio pubblico, che senso avrebbe intervenire riducendo meramente una tassa (ce ne sono ovunque da ridurre) quando si potrebbe fare un’operazione certamente più progressista, più sostenibile e che avrebbe un effetto certamente maggiore anche in termini assoluti?

Se è vero come è vero che la bolletta è costituita da un prezzo per un volume, e se è vero che abbassare i prezzi non è certamente facile in quanto molto dipendenti da mercati internazionali, è fondamentale agire sui volumi. Quando si parla di efficienza energetica si intende questo: installare sistemi energetici di autoconsumo che consentano una netta riduzione (per un sistema di generazione a motori endotermici siamo a circa il 30% in meno) dei consumi e di conseguenza una riduzione delle tonnellate di CO2 immesse in atmosfera, e infine di un maggior risparmio economico rispetto alla bolletta pre intervento che è soggetta alla volatilità del mercato. Tutto questo senza toccare i prezzi dell’energia. La bolletta crolla e l’ambiente ne beneficia.

È importante che lo Stato intervenga favorendo (ed investendo, incentivando) le tecnologie (più che mai collaudate, così come anche le nuove) che permettono una sostanziale riduzione dei volumi, dei costi e delle emissioni climalteranti. Per fare questo si devono potenziare gli interventi di energia distribuita come fatto ad esempio con la valorizzazione dei Certificati bianchi, favorendo l’installazione di impianti “tailor made” – per clienti industriali e domestici – di cogenerazione, trigenerazione, fotovoltaici, idroelettrici, il tutto prevedendo sistemi di accumulo, attraverso la creazione di comunità energetiche che possano condividere l’energia in surplus prodotta da questi impianti.

Le scelte riguardo le politiche energetiche non possono che procedere in questa direzione, quella della riduzione dei volumi per avere una bolletta molto meno salata e per stringere davvero un efficace “patto con l’ambiente”.