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Covid, Hoara Borselli: “La liturgia del terrore non va in vacanza”

Giornalista
Covid, Hoara Borselli: “La liturgia del terrore non va in vacanza”

Siamo ripiombati nella solita narrazione liturgica del terrore sul Covid.

È innegabile che ci sia un’ondata di contagi dalla variante Omicron 5, si contano circa un milione di positivi. Ma la domanda che mi pongo è la seguente: quando si può iniziare veramente ad affrontare questo virus come una malattia endemica ed abbandonare definitivamente quel clima di emergenza perenne che vuole renderci tutti dei pazienti a vita? È giusto o no fomentare un clima di allerta ed instillare negli italiani la convinzione che questo virus sarà per noi una costante minaccia?

A leggere i titoli di oggi che campeggiano sulle prime pagine dei principali quotidiani nazionali sembra che si voglia persistere nel dire che nulla è cambiato. Ci sono stati i vaccini, c’è ormai un atteggiamento consapevole rispetto alle precauzioni individuali , ma tutto questo non basta per dire che forse qualcosa è cambiato.

Che l’approccio deve essere diverso ce lo  dice il Primario  del reparto di malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Bassetti. Dobbiamo mentalizzarci a trattare come endemia quella che fino a ieri era una pandemia.

Questa mattina ero presente con lui in un dibattito durante la trasmissione Morning News e ha ribadito senza alcuna esitazione che continuare a trasmettere bollettini giornalieri con numeri e percentuali è deleterio.

Lo è per le persone che si sentono divise in due fazioni, i buoni che non si riescono a staccare dalle mascherine e che si sentono quindi ancora in pericolo e i cattivi che invece stanno affrontando anche questa ondata con la consapevolezza di viverla senza allarmismi e che hanno abbandonato il feticcio sul volto.

Ha tuonato a gran voce che i numeri non indicano nulla perché le terapie intensive sono occupate per l’80% da fragili che hanno altre patologie e si sono poi scoperti “anche” positivi al Covid. Detta così è un po’ diversa la narrazione non trovate? Essere contagiati non vuol dire essere malati.

Leggendo però la grande stampa è palese che non c’è alcun interesse a far si che si vogliano tranquillizzare gli italiani.Vi riporto qualche titolo di oggi.

“Messaggero”:Tornano le mascherine al chiuso?L’assessore alla sanità del Lazio: “Chiederò l’obbligo al governo”.

“La Stampa”:Crisanti: «La nuova ondata? Sarà come una vaccinazione di massa. Basta tamponi fai-da-te, serve un’indagine sui positivi» E ancora sul “Messaggero”: virologi si dividono mentre riesplodono i contagi

Capite che tutto questo non fa altro che da cassa di risonanza alla paura. Sembra essere tornati indietro di mesi. Sembra che i vaccini non siano mai esistiti. È anche su questo che il Professore Bassetti ha lanciato un allarme.

“Questa campagna di terrore mediatico sarà deleteria per la prossima campagna vaccinale. Lancia un messaggio pericolosissimo. Sta dicendo agli italiani che nonostante i vaccini le terapie intensive di riempiono. È chiaro che tutto ciò porterà le persone a non fidarsi più quando verrano chiamate a sottoporsi all’inoculazione autunnale”.

Non so quale interesse possa esserci dietro la necessità di dover reiterare nel  tenere gli italiani incatenati nella morsa della paura, qualunque esso sia, rischia di creare danni enormi.

A livello psicologico e alla nostra economia, con un turismo che rischia di bloccarsi se continuiamo ad offrire al mondo, l’immagine dell’Italia come di un Paese perennemente in stato di emergenza.