E dopo gaslighting, ecco che tra le parole più ricercate nel 2022 si aggiunge anche Goblin Mode, un termine utilizzato per la prima volta nel 2009 scoppiato poi in un trend che prese velocemente piede su Instagram e TikTok.
Con questo appellativo ci si riferisce, infatti, a coloro che smettono di uscire e di curarsi della propria apparenza anche tra le mura di casa. La persona assume così pian piano uno stato sempre più trasandato che non vede l’ora di condividere online. La domanda è: perché questo termine ha avuto così tanto successo?
I più rivoltosi potrebbero affermare che vantarsi di essere “sciatti” rappresenta un bel dito medio ad una società che richiede ogni giorno di adeguarsi a certi standard di perfezione: essere palestrati, se possibile senza un filo di cellulite e con la fissa per le diete detox. Insomma, un modo alternativo (oltre che sovversivo) di dire “Io non ci sto a tutto questo”. Il potere della condivisione online, poi, ha trasformato questa tendenza anche in una ricerca di punti in comune con altre persone altrettanto contrarie a questa legge della perfezione. Un modo di passare da “Io me ne frego” a “Ce ne freghiamo insieme?”.
Tuttavia, per quanto si tratti sicuramente di un trend simpatico, l’elogio al disordine porta con sé il rischio di ignorare delle motivazioni sottostanti più profonde. Se da una parte la forza dei social sta proprio nel poter ridere insieme di sentimenti umani comuni, come la ricerca del caos, dall’altra il consenso ottenuto attraverso questi mezzi di comunicazione può portare a costruirsi un personaggio e a volutamente ignorare le ragioni dietro i nostri comportamenti. Ad esempio, chi ci dice che dietro un’apparente Goblin Mode non si celino invece i sintomi di una depressione?
Per capirlo sarebbe necessario addentrarsi in un percorso di maggiore consapevolezza, in cui ci si pongono domande ben precise: perché non mi sto prendendo cura di me? Si tratta di goliardia o c’è qualcosa di più? O anche, semplicemente… Perché faccio fatica a pormi queste domande?
Mettersi in discussione richiede tempo e sofferenza. Tuttavia, quando si presenta l’allettante alternativa di un hashtag accattivante che permette di ottenere facili consensi online, quella di esplorare le proprie vulnerabilità è una fatica che ci si evita più che volentieri. Il problema non è nemmeno dei social o del trend in sé: si possono celare mille ragioni dietro qualsiasi comportamento che scegliamo di attuare, così come dietro quelli che scegliamo di ignorare. Il peso di una vita che ci richiede di soddisfare certi standard, l’incombente senso di solitudine o una più profonda mancanza di amore verso sé stessi possono portarci a diventare particolarmente sensibili a tutto ciò che ci permette di voltare lo sguardo dall’altra parte.
La differenza sta nelle modalità di utilizzo di certe piattaforme, tra cui Instagram e TikTok. Se sfruttati in maniera critica, i social possono aiutarci non solo a condividere i momenti di goliardia, ma anche quelli più profondi e apparentemente incomunicabili, oltre che trasformarsi in lenti di ingrandimento su fenomeni sociali che ci rispecchiano. Infine, possono aiutare a distaccarci per un momento dalle emozioni da cui siamo travolti e provare ad assumere una panoramica più ampia, che ci permette di porci l’annosa questione: perchè sono in Goblin Mode?
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