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Hamas e Hezbollah: il geoterrorismo contro gli Occidenti

Il riformismo demolibertario
Hamas e Hezbollah: il geoterrorismo contro gli Occidenti

Ciascun cittadino occidentale e ciascun orientale eventualmente occidentalista si senta sotto assedio. Ciascuno coinvolto.

Dopo l’uccisione a Beirut di al-Arouri, leader di Hamas collegato con il trio oscurantista Hezbollah-Iran-Turchia, i nemici globali delle libertà col pretesto della vendetta si preparano a colpirci ancora.

Nel mirino del terrorismo geopolitico di Hamas e Hezbollah ci sono Israele – faro di democrazia liberale in Medio Oriente, malgrado Netanyahu – e gli USA, da sempre in prima linea per promuovere tra luci ed ombre l’occidentalismo nel mondo. Ma ci siamo anche noi, occidentali europei.

Dopo aver commesso l’abominevole pogrom del 7 ottobre, Hamas si nasconde nei ben consolidati bunker della Striscia di Gaza, in Libano e in Qatar. A fronte delle prevedibili controffensive d’Israele spalleggiato dagli USA, Hamas recita ipocritamente la parte della vittima del sistema occidentale e chiede ausili ai Paesi illiberali.

Gli anti-occidentalisti appaiono uniti nella loro politica transnazionale e il leader di Hezbollah ha detto che “se Israele ci fa guerra combatteremo senza limiti”. Orrore.

Nel teatro delle nuove polarizzazioni globali gli attori si muovono s’un palco friabile dove si barattano valori e convenienze, dove alle luci si contrappongono ombre carsiche, e dove viene recitato un canovaccio politico fluido, di comodo. Hamas e Hezbollah consolidano alleanze contro quell’Israele che osò edificare una vita civile e liberale.

E intanto i disgiunti Occidenti sognano ancora la pace con le mani in mano.

Tra i riti internazionali dell’ONU e dei G7, nella farsa agapica di una nuova Pangea senza popoli, la parola Occidente non fa più paura al Medio Oriente. L’ordine pubblico occidentale non ha più strategie se non l’immobilismo, il populismo e il buonismo che frenano l’evoluzione dei sistemi istituzionali europei e transatlantici.

Se l’est scopre nuove Americhe e nuovi orizzonti, l’ovest non può arenarsi entro nuove Colonne d’Ercole.

La realtà, nuda, ci mette di fronte ad un insieme di Paesi islamisti (Iran, Afghanistan, Libano, Turchia) o ex leninisti (Russia, Corea del Nord, Cina) che potremmo definire Paesi illibertari: da un lato. Dall’altro i Paesi tendenzialmente libertari, fra essi stessi, giocano male la partita nel difendere le libertà. L’Occidente si frantuma in più Occidenti solitari. La mancanza di una visione futuribile e di un piano confederale fra popoli liberi pesa sulle allocazioni globali del potere, sullo sviluppo, sulla sicurezza.

Con seghe mentali identitarie gli Occidenti, composti da Paesi bene o male libertari, hanno una sola via per esistere: riformare i meccanismi di cooperazione politica con patti industriali e di difesa, con un approccio che deve ritornare competitivo, autorevole e riconoscibilmente unitario su scala globale.

L’eroismo antisemita e antieuropeo nella narrazione islamista degli ultimi mesi ha rigenerato tanti partiti arabi fondamentalisti che vedono nei nostri stili di vita liberi, e non più nelle nostre economie, il pericolo per la loro sopravvivenza.

Ciascun liberale si senta sotto attacco. Ciascuno coinvolto. Ciascuno, però, resti sempre oggettivo e umano, dalla parte del rispetto dei diritti umani dei civili inermi, a Israele come a Gaza. Bisogna fare meglio, molto meglio di come sta facendo Netanyahu sul versante del rispetto dei diritti umani.

Se gli anti-occidentalisti fanno i duri apparendo uniti, noi occidentali dobbiamo iniziare ad esserlo veramente riformando istituzioni, funzioni, capitali e competenze. Confederandoci al riguardo.

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