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Il Codacons sostiene Nordio nella lotta all’abuso delle intercettazioni

Il Codacons sostiene Nordio nella lotta all’abuso delle intercettazioni

Premetto, a scanso di equivoci, che io – al pari del Ministro della Giustizia Carlo Nordio – non metto in alcun dubbio l’utilità delle intercettazioni per la lotta alla grande criminalità organizzata. Soprattutto se ti tipo mafioso. E forse anche per perseguire altri gravi reati, come ad esempio la corruzione. 

Ma non ho neppure alcun dubbio, al pari di tanti magistrati – forse meno rumorosi e mediatici di altri – e di tanti ex colleghi dirigenti e operatori delle forze di polizia, che dell’uso delle intercettazioni in Italia si sia largamente abusato

Provocando, oltre a tanti danni e costi per la collettività, anche una sorta di pigrizia investigativa. Abituando cioè gli investigatori italiani (che per chi scrive restano nonostante tutto tra i migliori del mondo) alla comodità delle cosiddette “indagini tecniche”. Rispetto ad altre, certamente più laboriose, attività investigative. E mi permetto di sostenerlo sulla base di esperienza maturata in quasi trent’anni di rapporti, anche comparativi, con le forze di polizia e le magistrature di tutta Europa. 

È ovvio che se mettessimo sotto intercettazione (telefonica, ambientale e attraverso trojan) 60 milioni di italiani, scopriremmo certamente più reati. E sarebbe un lavoro certamente più agevole per gli investigatori.

Così come, se sottoponessimo tutta la popolazione italiana a frequenti TAC total body e coronarografie, verrebbero certamente diagnosticati precocemente molti più tumori e malattie coronariche.

Ma a quale prezzo per la collettività che le paga, e per i cittadini onesti (ed i pazienti sani) sottoposti a danni collaterali – da intercettazioni come da radiazioni ed esami molto invasivi inutili?

A chi invoca la necessità della sicurezza che dovrebbe prevalere sul diritto all’inviolabilità e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, sancito dall’articolo 15 della Costituzione, ha risposto con un dotto articolo, pubblicato su Il Riformista il 28 gennaio, l’Avvocato Gian Domenico Caiazza, Presidente dell’Unione della Camere penali, già avvocato di Enzo Tortora (Come funzionano le intercettazioni e perché vanno limitate: i giustizialisti non leggono la Cassazione).

Abbiamo però voluto confrontare le nostre idee in proposito, ma anche quelle del Ministro Nordio e dell’avvocato Caiazza con il Codacons. La principale associazione dei consumatori italiani. Da sempre molto attiva e sensibile in tema di giustizia e malagiustizia. E lo abbiamo fatto intervistando il suo presidente, Carlo Rienzi. Che é anche un rinomato avvocato e docente universitario di materie giuridiche.

Presidente Rienzi, qual è la posizione del Codacons rispetto alle proposte del Ministro della Giustizia Carlo Nordio in tema di intercettazioni?

Siamo assolutamente favorevoli perché la pletora di intercettazioni attuali sono solo il segno della incapacità dei Magistrati di fare indagini. D’altra parte, all’Università non lo si insegna come farle. Anche se basterebbe vedere qualche puntata di Sherlock Holmes per capirlo. E non faccio battute. Se i Magistrati si dedicassero un po’ di più a leggere i verbali di interrogatorio e decidere con la propria testa, senza la comoda delega su moduli prestampati alla polizia giudiziaria, ci sarebbe bisogno della metà delle intercettazioni. E finalmente queste si potrebbero limitare – come vuole la legge – a casi seri, come mafia e crimini gravi. Ma soprattutto Nordio dovrebbe proporre una norma che in caso di pubblicazione di intercettazioni in violazione del segreto istruttorio, o non pertinenti al reato o alle persone indagate in concreto, preveda una automatica sanzione, e pesante, al direttore e all’editore della testata. Senza consentire che l’anonimato dell’autore giornalista sia una licenza di impunità.  Questo gli chiederemo nell’incontro che avremo con lui nei prossimi giorni.

I consumatori, che il Codacons tutela e rappresenta, sono anche “consumatori di giustizia”. Come li tutela la sua associazione dagli abusi della macchina giudiziaria spesso denunciati da Nordio?

Abbiamo presentato negli anni centinaia di esposti al CSM ed al Procuratore Generale della Cassazione, che è il titolare della azione disciplinare e , per i giudici romani, alla Procura della Repubblica di Perugia. Ma “cane non mangia cane”. Le statistiche sui casi di apertura di azioni disciplinari si avvicinano allo zero assoluto. E per le condanne nemmeno ne parliamo. Solo nel caso che un Magistrato abbia stuprato qualcuno c’è “speranza” che venga punito. Ma questo schifo si ripete in tutti i casi di “giurisdizione domestica” – vedi i giornalisti o gli avvocati. Un tipo di “Giustizia” ingiusta, assurda e incivile e, ovviamente, incostituzionale. Ma non demordiamo: a giorni incontreremo i Magistrati di Perugia per porre il problema.

Qualcuno mi ha detto: “se le forze dell’ordine intercettano le mie telefonate sono tranquillissimo. E possono pure mettermi un trojan nel mio telefono, non ho nulla da nascondere allo Stato. Quindi, visto il contributo fondamentale che le intercettazioni hanno dato alla lotta alla mafia e al malaffare per me ben vengano, e guai a toccarle!”. Come risponde, da presidente Codacons, ma anche da giurista, ad un’affermazione di questo tipo?

È una posizione ignorante e pericolosa che non si pone minimamente il serio problema sociale dei diritti assoluti dei cittadini come il diritto alla riservatezza della propria sfera personale.

 

L’Avvocato Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali, ha recentemente affermato “Se i polemisti di accatto che avvelenano i pozzi di questo cruciale dibattito democratico leggessero, insieme alla migliore dottrina processuale-penalistica, qualche sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione anche recente, o perfino qualche recentissimo intervento – per fare un esempio – di magistrati come Nello Rossi o Alberto Cisterna, la discussione potrebbe prendere la piega giusta. Il fatto è che, oltre a leggere quegli scritti – cosa che già non fanno – dovrebbero poi anche comprenderli. E qui l’impresa diventa disperata”. Cosa può dirci in proposito?

Caiazza è un simpaticone ed è anche un mio amico. Mi sembra però che il problema sia la mancanza di preparazione dei Magistrati. Ma anche l’incapacità dimostrata negli ultimi anni dal Parlamento di legiferare in materia di Giustizia. Vi farei vedere una foto di un corridoio del Tribunale penale di Roma presa pochi giorni orsono che rappresenta forse bene simbolicamente lo sfascio della nostra Giustizia.

La polarizzazione del dibattito ideologico sul tema delle intercettazioni non fa bene per la ricerca di una soluzione equilibrata. Cosa si potrebbe fare per spiegare ai cittadini che chi vuole tutelare le libertà fondamentali non significa che voglia avvantaggiare i criminali?

Raccontare loro lo scempio fatto da tante intercettazioni falsate e pubblicate e che hanno avuto conseguenze gravissime per cittadini innocenti. E potremmo darne tantissimi, di esempi concreti… 

Come valuta l’entrata in politica di due importanti magistrati come Scarpinato e de Raho, quest’ultimo addirittura subito dopo aver lasciato la guida della Direzione Nazionale Antimafia?

Io sono stato e sarò sempre contrarissimo alle porte girevoli tra Magistratura e politica. Come tra le carriere di Pubblico Ministero e Giudice. Ricordo quando i Di Pietro e altri lo hanno fatto, ma anche  la fine ingloriosa che hanno fatto e i problemi che hanno causato,  facendo danno allo Stato e ai cittadini.