Cosa fanno i politici quando non vengono rieletti? Alcuni di loro fanno i lobbisti. “Sempre meglio che lavorare!”, potrebbero dire i detrattori della professione. Ma, al di là delle legittime prese in giro, la seconda vita degli ex – parlamentari, sindaci, assessori – sono proprio le relazioni istituzionali, cioè il lobbying. È il fenomeno delle “porte girevoli”, dall’inglese “revolving doors”.
Cosa c’è di male a riutilizzare quello che si è appreso nel corso del proprio mandato? Un po’ di male c’è, perché il politico, rispetto al professionista del settore, ha avuto la possibilità di conoscere informazioni riservate, ha preso decisioni legislative su determinati comparti e si è costruito un’agenda di contatti anche personali sulla quale nessun collega lobbista può e – permettetemi di dire – dovrebbe poter contare. Chi conosci e dove trovi porte aperte diventano le qualità professionali che fanno gola a molti. Un evidente conflitto di interessi, un’incompatibilità con la professione del lobbista che purtroppo non è regolamentata.
La soluzione c’è ed è semplice. Si chiama “periodo di raffreddamento”, due anni nei quali l’ex politico non può occuparsi di rapporti istituzionali o diventare dirigente di enti privati. I politici italiani – chissà perché? – si sono guardati bene dall’approvare questa norma.
Il fenomeno non è solo italiano. L’ex presidente della Commissione europea José Manuel Barroso è entrato a far parte della banca d’affari Goldman Sachs. Mentre Neelie Kroes, ex commissaria per l’agenda digitale, è diventata membro del comitato consultivo di Uber e consigliere speciale di Merrill Lynch. Gerhard Schroeder è stato invece nominato da Gazprom, il gigante russo dell’energia, presidente del consorzio Nord Stream… La lista è lunga.
In generale, il mio mestiere di lobbista rimane uno dei meno regolamentati malgrado, dal 1974 a oggi, siano stati prodotti oltre cento disegni di legge. Ma nessuno di questi ha portato a un risultato concreto, nonostante la richiesta a gran voce di regole da parte dei professionisti stessi del settore. Un Far West che non fa bene ai lobbisti seri e che diventa terreno fertile per affaristi, faccendieri e riciclati che sbucano dalle porte girevoli.
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