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Il potere è invisibile agli occhi

Il potere è invisibile agli occhi

Siamo abituati a pensare che il potere sia strettamente collegato alla visibilità mediatica. I Ferragnez sono una potenza con i loro 36 milioni di follower su Instagram (24 lei, e “solo” 12 lui), perché riescono a spostare i comportamenti delle persone, portandole a pensare e comprare in un certo modo.

Ma ci sono persone che hanno un potere di gran lunga maggiore, malgrado abbiano zero follower (perché sui social non ci sono) e non facciano parte della compagnia di giro dei programmi televisivi di approfondimento politico. Quando Antoine de Saint-Exupéry ha scritto “l’essenziale è invisibile agli occhi”, una delle frasi più gettonate del merchandising, certo non si riferiva al gioco del potere. Tuttavia questa massima diventa rivelatrice se sostituiamo il soggetto “essenziale” con “potere”. Sarebbe bello vedere su Amazon poster e tazze con questa fatidica scritta.

Non parlo di potere occulto, ma di quello necessario al funzionamento della macchina dello Stato, esercitato dai capi di gabinetto che si trovano ai vertici delle istituzioni italiane. Per la rubrica Lobby Non Olet di Telos A&S ne abbiamo parlato con il giornalista de La Stampa Giuseppe Salvaggiulo, che ha raccolto i segreti di un grand commis anonimo nel libro Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto (Feltrinelli). “L’idea di fondo è quella di raccontare tutto ciò che è sotto la superficie della comunicazione politica più tradizionale, più visibile e anche, se vogliamo, più debordante. Il mondo dei capi di gabinetto comunica poco, ma conta molto. Mi sembrava giusto portare all’opinione pubblica, e non soltanto agli addetti ai lavori, una parte di conoscenza di questo mondo” commenta Salvaggiulo.

Ovviamente, a margine dell’intervista, abbiamo chiesto al giornalista di rivelarci il nome dell’anonimo, ma è stato irremovibile. E, altrettanto ovviamente, negli ambienti della politica girano voci più o meno fantasiose sull’identità del personaggio.

Come lobbista ho conosciuto molti capi di gabinetto. Con uno di loro, Vito Cozzoli, qualche anno fa abbiamo organizzato un incontro nella sede della Treccani sul rapporto tra politica e alta democrazia. Era lì, in carne e ossa, a raccontare il suo lavoro, senza troppi misteri. Però è vero che molti di loro fanno vita ritirata, tenendosi a distanza di sicurezza dal circo mediatico. Secondo l’anonimo intervistato da Salvaggiulo, li riconosci perché sono gli unici che, nella Roma in cui un “dotto’” non si nega a nessuno, vengono chiamati “signore”, come quello degli anelli. Quindi quando in un ministero vedete un usciere che scatta in piedi e pronuncia questa fatidica parola, aguzzato lo sguardo. C’è la possibilità di avvistare un esemplare di “voi sapete chi”.

 

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