Le immagini che vediamo ai tg, le testimonianze dirette di nostri amici e conoscenti, i sobbalzi del cuore nel vedere i mezzi dell’esercito abbandonare Bergamo ricolmi di bare, di vite spezzate da un virus, da una bestia che non dovevamo, e in fondo non avremmo voluto, sottovalutare. Questo è lo scenario che i mezzi di informazione ci palesano ogni giorno. Non sono più gli abbracci a darci manforte, non sono le strette di mano, i baci, gli incontri di sguardi. E così nel lavoro, così complicato per tutti, ma che quando è possibile è senza soluzione di continuità. E quando è possibile non sono i mezzi di trasporto a portarci in ufficio, non sono le sale riunione ad accogliere le nostre isterie o la nostra operatività. No, a far da alimentatore e compensatore delle nostre necessità, ora ci pensa internet. Ci pensa quella banda che tutti da anni usiamo come un bene non indispensabile, all’apparenza non del tutto necessario. Prima d’ora. Ora sono le nostre chat, le nostre chiamate Skype con cui anche personalmente mi ritrovo con i nostri militanti dell’area metropolitana di Milano, a permetterci un sorriso, una vicinanza insperata e, perché no, delle azioni concrete, delle attività e iniziative che mai vedrebbero la luce in un periodo critico come quello che stiamo vivendo. Ma internet in questo periodo può e deve fare di più. Il Coronavirus obbliga i nostri cari a salutarci sulla soglia dell’ingresso al pronto soccorso di un ospedale, un saluto frettoloso, preoccupato, saturo del terrore che un addio provoca. E allora oggi è la forza della rete che permette a chi è stato contagiato e isolato di vederci online, da un tablet o un cellulare che accoglie più voci, quelle di chi è fuori e quelle di chi la luce del sole non la vedrà per un po’, ma non vuole rinunciare a uno sguardo pieno d’affetto. I nostri medici, gli infermieri, tutti gli operatori sanitari che in questi giorni di asfissia non tornano a casa e salutano i propri figli, i propri mariti e le proprie mogli attraverso uno schermo che regala loro qualche minuto di distensione. Penso anche a quegli angeli che distribuiscono senza sosta medicinali e cibo per la grande distribuzione che cavalcano strade inusualmente deserte per permetterci di non subir ancor più questo disagio straordinario. Anche loro, eroici, fermi ad una piazzola di sosta ad animare una videochiamata con il figlio che non vedono ne abbracciano da giorni.
E i social? Oggi i social network, spesso legittimamente maltrattati a causa di un utilizzo problematico e inconsapevole, una fonte di limitazione della libertà individuale tra le più sdoganate dagli stessi utenti che ne manifestano preoccupazione, oggi sono proprio loro a foraggiare la nostra condivisione, a fare da contrappeso a quella mancanza di abbracci, di contatto, mai lesinati nella storia dell’animo umano. Abbondano le “dirette”, abbonda l’informazione immediata, quella che nessun tg può dare e che per anni ha contribuito attraverso una montagna di fake news a condizionare la qualità dell’informazione stessa. Oggi siamo tutti più attenti, e sentiamo quasi la necessità di prenderci cura anche dei nostri argomenti, dei contenuti che distribuiamo. Chissà che magari questa crisi senza precedenti ci possa aiutare a capire che è importante, necessaria, la condivisione di contenuti validi, da fonti autorevoli, che uno non vale sempre uno.
Internet oggi non può tremare, non può permettersi distrazioni. Mai come ora, in questo periodo emergenziale, la diagnostica, l’attuazione di protocolli medici e così anche la captazione del segnale riguardante i movimenti dei contagiati – come la Corea del Sud, pioniera, ha eseguito con successo – sono attuabili solo attraverso il collettamento dei big data, ovvero quell’analisi di dati che solitamente ci atterrisce, ma che in questi giorni potrebbe risultare tra gli strumenti più performanti per limitare la diffusione di un virus così maligno. La banda larga con la sua rapidità d’azione, è una nostra compagna di strada. Il 5G deve diventare realtà molto presto e qualsiasi tecnologia ad esso connessa dovrà essere implementata. Oggi internet serve per tutto, ma durante la più esemplare crisi mondiale dal dopoguerra, serve soprattutto per salvare vite umane, e sì, anche pe regalarci un sorriso quando la luce è fioca, e il mondo fuori dovrà attenderci ancora per un po’.
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