Questo è matto. Questo è da camicia di forza. Matto col botto. Questo è da TSO. Lei è un disturbato. Eccetera, eccetera.
Destra o sinistra, non fanno differenza. Non c’è Basaglia che tenga.
Abbiamo imparato a rispettare gli omosessuali, a non parlare di razza, a non toccare argomenti sessisti, a distruggere statue, a censurare libri, film, cartoni animati.
Abbiamo tentato di far passare (ne siamo sicuri?) la legge Zan, dedicata ad omotransfobia e disabilità.
Ma per le fragilità psichiche non c’è tregua. Siamo sempre al medioevo, alla caccia alle streghe, agli schizofrenici legati nella cuccia del cane. Dare del malato di mente al proprio avversario dialettico e sempre più in auge, dato che gli altri epiteti sono stati vietati dal politically correct.
Ma vietare le parole non significa vietare le coscienze, o vietare l’ignoranza ed il pregiudizio. Il nostro istinto ferino, mischiato con un pizzico di cattiveria, non è stato per nulla intaccato.
E così ci ritroviamo all’ennesima beffa: i bonus per la ristrutturazione sono considerati preferibili ai bonus psicologici. L’Italia, il Paese che si vanta di avere la miglior sanità al mondo (tutto da verificare, vista la mortalità da Covid così imponente), che copre qualsiasi specialità medica, non copre le psicoterapie. Che sono relegate al settore privato, a beneficio soltanto di coloro che se lo possono permettere. Lo Stato passa solo la psichiatria, curare l’anima una volta al mese è il massimo della concessione.
Perché, appunto, andare dallo psicologo è roba da matti. E dunque fa paura. Oppure è da complessati, da deboli, da sfigati, da viziati, nella migliore delle ipotesi un lusso che non serve a nulla.
E’ incredibile come anche il mondo privato si allinei con il pregiudizio: prendiamo le assicurazioni salute. Alcune, costosissime, davvero rimborsano ogni sorta di visita e di operazione. Ma le cure psicologiche, quelle no.
Quindi il fragile psichico è truffato due volte: non solo paga le tasse come gli altri per non essere curato, ma deve oltretutto nascondersi, fare finta di essere “normale”. Per non essere giudicato, per non essere classificato e messo ai margini.
Una società curiosa, la nostra, che ha pena per i malati di tumore e pregiudizio per l’infermità psichica.
E nulla è in grado di bucare questa patina di conformismo. Nonostante il consumo di psicofarmaci sia in vertiginoso aumento, nonostante il consumo di droghe sia in vertiginoso aumento, nonostante il Covid ci abbia scoperti tutti più fragili. Il disagio psichico va bene per gli artisti, i pittori, i musicisti, ma se tocca a qualcuno di noi, ahimé, non c’è nient’altro da fare che nascondersi, per non essere ripiudati da una società ferma ancora all’anno zero dell’umana comprensione.
Ma possiamo sempre cambiare gli infissi o i condizionatori.
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