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Mezz’ora in più, Annunziata prova a imbeccare un Calenda frastornato

Insegnante, giornalista e scrittore
Tre notti fa ho visto un pezzettino della replica di Mezz’ora In Più, il programma televisivo della domenica presentato da Lucia Annunziata su Rai Tre,  in cui la conduttrice intervistava Carlo Calenda.

 

La cosa che più mi ha fatto ridere è che Annunziata aveva, al solito ma più del solito, una sua tesi politica da dimostrare, che ha annunciato bellamente poco prima che Calenda entrasse in studio per i suoi 27 minuti. La sua tesi era che Calenda e financo Renzi avessero cambiato linea politica e mirassero adesso ad allearsi col PD.

 

Questa tesi di Annunziata (legittima ma del tutto campata per aria) era derivante dalla interpretazione di una domanda che Renzi ha posto pochi giorni fa al governo in relazione a delle eventuali intercettazioni a strascico operate contro giornalisti e politici senza autorizzazione da parte di eventuali servizi segreti deviati. Un’accusa che, per inciso, non toccherebbe l’attuale governo, bensì i precedenti governi italiani e infatti il ministro Mantovano ha smentito di aver mai autorizzato simili intercettazioni. Ma questo Annunziata non lo ha compreso.

 

Sulla base di questa interpretazione sbagliata, Annunziata ha provato a mettere in bocca a Calenda il concetto che sia Azione che Italia Viva avessero deciso di “cominciare ad attaccare il governo Meloni”. Naturalmente non è vero: Renzi ha fatto una serie importante di discorsi in Senato molto alti e puntuti contro il governo, tipici di un leader dell’opposizione. Uno per tutti dopo la strage di migranti in Calabria, al largo di Cutro, per non dire di quelli sulla unità di missione idrogeologica, eccetera) e qunidi di “riavvicinarsi a Schlein”.

 

Più volte Annunziata ha interrotto Calenda, che nel frattempo rispondeva ad mentula canis andando per la tangente e parlando di metafisiche sue, e più volte Calenda si è fatto riportare all’ordine anche commentando “Per carità, è il lavoro suo” e sorrideva come ti sorriderebbe un monaco buddista a cui avessero nascosto la tonaca arancione e la ciotola.

 

La cosa divertente, è che Calenda secondo me non aveva capito quale fosse l’intenzione di Annunziata ed era convinto che lei gli stesse ponendo delle domande. Le domande in realtà mancavano: in senso tecnico, mancava il punto interrogativo. Annunziata continuava a esporre la medesima tesi prendendola da parti diverse, nel disperato tentativo di ottenere una conferma da Calenda, qualcosa tipo “Sì, ho deciso di sciogliere Azione e di rientrare nel PD e so che Renzi farà lo stesso, perché la linea politica di Schlein ci ha convinto con la forza delle sue vittorie“, ma niente, Carletto continuava a rispondere il contrario esatto di ciò che Annunziata voleva.

 

E quindi Calenda diceva che siccome Schlein si è sempre più allontanata in aree massimaliste, si apriva uno spazio per Azione (da sola!) per prendere milioni di voti di elettori ex pd ma libdem, non soddisfatti della svolta a sinistra di Schlein.

 

Siccome Calenda non collaborava, Annunziata è passata a chiedere a Calenda 6-7 volte di quel che faceva/pensava/voleva/sognava Renzi. Come se Calenda fosse Renzi, o gli fosse molto intimo, quando sappiamo che i due quando si incrociano per il Senato, fingono di essere turisti in visita per una giornata FAI e ammirano i soffitti di Palazzo Madama. Per la cronaca, Calenda è ancora nella fase John Belushi sul Terzo Polo, stile “Io ci avevo creduto tantissimo al partito unico [sic!] del terzo polo, ma ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi…, la tintoria non mi avea portato il tight, c’era il funerale di mia madre!, era crollata la casa!, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione…, LE CAVALLETTE!, NON E’ STATA COLPA MIA!

 

Annunziata così ha provato a far dire a Calenda che era Renzi che si stava riavvicinando al PD. E qui Calenda faceva lo gnorri, come se non sapesse se quella ipotesi fosse verosimile o meno. In realtà Annunziata avrebbe potuto chiedere a Calenda “E’ vero che Renzi si è convertito al mangiare bambini crudi, nella buona tradizione dei comunisti italiani a cui si è finalmente piegato?” e Calenda avrebbe fatto le stesse smorfie d’incertezza, si sarebbe stretto nelle spalle allo stesso modo, e con voce suadente e calma avrebbe detto ugualmente “Mah, non so, dovete chiederlo a lui, può darsi, se glielo ha suggerito l’Arabia Saudita…

 

Oddio, può anche darsi che in realtà Carletto avesse mangiato la foglia e facesse apposta il finto tonto, ma se fosse così, devo ammettere che la sua carriera da attore, interrotta da bambino con “Cuore” del nonno, sarebbe stata stroncata sul nascere, perché se quello che ho visto a Mezzora era un Calenda che recitava la parte del finto tonto, beh gente, scansate De Niro e Jack Nicholson, abbiamo assicurato il nuovo Oscar per il miglior attore non protagonista!

 

 A fine “intervista”: Annunziata ha chiesto come mai tanta “crudeltà” (giuro, ha detto così, e al vostro cronista ha subito ricordato la domanda della rivista a fumetti Totem “Perché tanto odio?”) contro Calenda (ovviamente da parte di certi toscanacci cattivissimi) e Calenda ha risposto dando il meglio del suo sé kafkiano, rispolverando ancora una volta il suo cavallo di battaglia: la parte del cane bastonato.

 

Quasi commovente poi il commiato fra i due: Calenda ha voluto elogiare la conduttrice e la sua trasmissione come uno dei pochi posti dove si possa fare dei ragionamenti lunghi. Certo, se sei disposto a confermare le tesi di Annunziata e a far intendere che sei stato ingiustamente sderenato da un bau-bau di Rignano sull’Arno, ti lascia parlare anche venti minuti di fila della rana e della fava. “La ringrazio del lavoro che ha fatto” ha chiosato Calenda, mentre Annunziata lo scherniva e si schermiva prendendo in giro la cultura aziendalista del leader di Azione.