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Nessuna strumentalizzazione razziale a Civitanova, Ferlazzo un violento che aveva bisogno di aiuto

Giornalista
Nessuna strumentalizzazione razziale a Civitanova, Ferlazzo un violento che aveva bisogno di aiuto

Ritengo che sia lecito e doveroso tornare e continuare della terribile tragedia che si è consumata a Civitanova Marche dove è stato brutalmente assassinato Alika, il povero nigeriano che per strada è stato assalito e ammazzato a mani nude da Filippo Ferlazzo.

Andiamo ad analizzare alcuni punti rispetto a questa vicenda. Il primo. Sgombriamo immediatamente il campo rispetto alla matrice, al movente di questo assassinio. È stato detto che non c’è stato alcun razzismo. Come sapete, fin dall’inizio c’è stata una vergognosa strumentalizzazione da parte di una parte politica che ha subito gridato al razzismo, dicendo “La destra fomenta questi atteggiamenti, quindi la morte è solo ed unicamente responsabilità di quella parte politica che fomenta nella nostra Italia questo razzismo dilagante”.

No, non è stato così. Alika è stato ucciso da una persona che è stata ritenuta incapace di intendere e di volere, invalida al 100 per cento, un anno fa ricoverata in regime di T.S.O. per disturbi bipolari della personalità. Quindi, in quel momento purtroppo è successo ad Alika ma sarebbe potuto succedere a un bianco, a una donna, a un bambino.

Ora, quello che viene da chiedersi è come mai questo Filippo Ferlazzo che aveva l’assoluta necessità di essere controllato, viaggiasse a piede libero. Quindi, una mina vagante capace di ammazzare. Tanti sono rimasti stupiti e indignati dal fatto che i presenti si siano messi a filmare queste terribile tragedia, consegnando poi ai social e ai giornali queste immagini rimaste impresse negli occhi.

Alcuni dei presenti sono stati intervistati – ricordiamo che erano 4 persone – Hanno detto: “Noi avevamo paura di intervenire perché di fronte a quella furia violenta abbiamo cercato in qualsiasi modo, urlando, di dissuaderlo. Ma non riuscivamo ad intervenire perché magari avrebbe potuto farci del male”.

Dunque, prima di additare, di dire che c’è stata una folla inerme che ha pensato fosse più necessario filmare che intervenire, credo che anche in questo dobbiamo sgombrare il campo dall’ipocrisia e fare sempre i moralizzatori da salotto, di quelli che dicono “Beh, se io fossi stato lì sarei intervenuto”.

Perché filmare? Purtroppo, lo sappiamo la realtà virtuale sta andando di pari passo alla realtà reale. Non c’è una qualunque cosa che si faccia che non venga ripresa, che non venga consegnata ai social. Questa è una realtà, dobbiamo farne conto.

Cosa hanno fatto i presenti? Hanno cercato di dissuaderlo, hanno chiamato la polizia. Questo si sono sentiti di fare. Ora però bisogna concentrarsi su questo: non c’è un controllo, non c’è una sicurezza e, soprattutto, se ci sono delle persone che sono socialmente violente credo ci dovrebbe essere una rete atta proprio a cercare di sollevare dal tessuto sociale queste persone, cercando di evitare che morti come quella del povero Alika possano ripetersi.