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Più “Papa straniero” che “Draghi del Pd”. Letta e il suo Pd secondo Gigliuto

Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it
Più “Papa straniero” che “Draghi del Pd”. Letta e il suo Pd secondo Gigliuto

«Gli elettori del Pd non potevano sospettare della tempistica, ma sanno che alla guida del loro partito c’è sempre un certo turnover. Assodato che ogni crisi determina un’emorragia di consensi, l’elemento più interessante è individuare i flussi di questi ultimi, capire che strada prendono».

Livio Gigliuto, direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale (PA Social e Istituto Piepoli) e vicepresidente di Istituto Piepoli, esordisce così nella nostra chiacchierata sul nuovo (?) Pd di Enrico Letta. «Con la crisi innescata dalle dimissioni improvvise di Zingaretti, abbiamo rilevato per il Partito democratico una perdita secca dell’1% – prosegue Gigliuto –, e questo accade per tutti i partiti. Ma il dato più interessante è un altro: a dividersi questo punto percentuale potrebbero essere stati il Movimento 5 Stelle e la Lega. È sempre così, tra gli elettori democratici: i delusi se ne vanno da un’altra parte».

Ma non si tratta di un terremoto, che potrebbe invece verificarsi nel caso di un cosiddetto “cigno nero” (uno scandalo, ad esempio). All’opposto del Pd, Zingaretti guadagna in termini di consenso personale. «Due punti percentuali. Gli italiani amano lo sconfitto, empatizzano con lo sconfitto», è la sua lettura. Alla fine di questo stravolgimento, dunque, Letta. Conseguenze immediate? «Un recupero di mezzo punto, a testimonianza ulteriore del fatto che non c’è un’emorragia abbondante di voti. Parlare di “effetto Letta” sembra eccessivo. Registriamo però un parziale ritorno a casa dei fuoriusciti e un indubbio consenso da parte dello stesso ex presidente del Consiglio».

Il quale, però, è un profilo non ordinario. Aveva avvertito di «fare un altro lavoro», poi si è preso 48 ore di tempo e infine si è presentato con un video, inaugurando forse una nuova strada comunicativa nel Pd, più smart, più social, più giovanile. «Giorni fa abbiamo chiesto agli elettori di tutti gli schieramenti quale fosse il segretario migliore per il Pd», spiega il vicepresidente di Istituto Piepoli, che per FrancoAngeli ha da poco pubblicato «L’Opinione degli italiani nel primo ventennio degli anni 2000», scritto con Nicola Piepoli. «Al primo posto era risultato Bonaccini. Molto stimato, si pensava fosse arrivato il suo turno. Al secondo Franceschini, ministro molto considerato, per molti la vera anima del Pd. Al terzo Enrico Letta, più alto tra gli elettori degli altri partiti che tra quelli del Pd».

È questa la sua particolarità, che è anche la sua sfida. «È un profilo molto trasversale, costruito negli anni fuori dall’Italia. Alla moderazione dei modi e dei toni spesso non affianca la moderazione del pensiero e del concetto (com’è avvenuto, ad esempio, per lo Ius Soli). Si è costruito un profilo da esterno, da personaggio non coinvolto nelle beghe interne, nelle lotte tra correnti. Qualcuno lo ha etichettato come “il Draghi del Pd”, ma gli si addice di più la definizione di “Papa straniero”. Ora la sua fiducia si attesta intorno al 54%, un livello così alto perché piace all’88% degli elettori del Pd, ma anche perché è molto trasversale. Nonostante radici democristiane, ha costruito un modo di essere di sinistra che mediaticamente fa sponda in programmi quali Propaganda Live, che nell’area progressista fanno molta opinione».

Sembra prematuro, tuttavia, analizzare l’impatto che potrà avere sul partito. Letta ha i suoi temi, ma non si sa quanto potranno incidere in un periodo in cui la verticalità della comunicazione e dell’agenda la fa da padrona. «Oggi gli argomenti sono due: crisi economica e crisi sanitaria. Il neo-segretario del Pd è tanto forte da riuscire a dettare l’agenda politica con altri temi, quali ad esempio lo Ius Soli? Che abbia altre istanze da proporre lo ha già dimostrato, ma bisognerà vedere se riuscirà a calarli nell’agenda. Io credo che voglia darsi un taglio metà da politico e metà da pensatore: potrebbero dimostrarlo alcuni segnali come il coinvolgimento nella segreteria dell’ex Ct della Nazionale di Pallavolo Mauro Berruto. È una scelta precisa – chiude Gigliuto -, e più coraggiosa di quello che sembra».