Un tentativo di dar fuoco a una sinagoga. L’intervento della polizia poco prima delle sette. L’uccisione da parte degli agenti dell’uomo che ha provato a dar fuoco al tempio ebraico, dopo che ha tentato di colpire le forze dell’ordine. Quello di ieri della città di Rouen, in Francia, non è stato il solito risveglio di una tranquillità città della Normandia, ma un momento drammatico. L’ennesimo campanello d’allarme di una situazione che in Francia (ma non solo) rischia di avere contorni ancora più ampi e ancora più tragici.

Il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, visitando la sinagoga colpita non ha avuto dubbi. Quanto accaduto a Rouen è stato definito dal ministro “un atto antisemita contro un luogo sacro per la Repubblica”. Un episodio, ha continuato Darmanin, “che ci tocca tutti profondamente” e che ricorda all’opinione pubblica transalpina il problema delle “violenze inaccettabili, ignobili” contro gli ebrei. Parole nette, che hanno acceso nuovamente i riflettori su un problema che per Parigi sta diventando qualcosa di molto più di un semplice fenomeno da tenere d’occhio. Perché gli attacchi contro le comunità ebraiche, specialmente dopo il 7 ottobre del 2023 e l’inizio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, hanno ormai assunto le caratteristiche di una tendenza in ascesa. E sempre più drammatica.

Soltanto a gennaio, come scriveva France24, gli atti antisemiti registrati in Francia nel 2023 erano stati 1.676. L’anno precedente, la cifra si era attestata a 436. Più della metà di quegli attacchi, spiegavano le fonti del ministero dell’Interno e del Jewis Comunity Protection Service, era diretta contro le persone fisiche. Ma sono numeri che probabilmente vanno rivisti al ribasso, dal momento che fanno riferimento ai fatti denunciati alle autorità. E nel sottobosco della società francese, le cose potrebbero essere anche più inquietanti.

Lo conferma un altro dato, quello dei sondaggi recentemente pubblicati dai media transalpini che certificano un periodo estremamente critico per la convivenza tra fedi. Secondo l’Institut français d’opinion publique – che ha realizzato un’inchiesta per l’American Jewish Committee e la Foundation for Political Innovation – il 76% dei cittadini francesi ritiene l’antisemitismo un “fenomeno diffuso”. Una percezione che tra gli ebrei di Francia è addirittura al 92%. E anche in questo caso, le cifre sono sensibilmente aumentate sia rispetto all’anno prima sia al decennio precedente. Un tema su cui governo ed Eliseo sono già al lavoro.

Ma il dossier, adesso, non riguarda più soltanto Oltralpe. In Europa, infatti, i fenomeni violenti legati all’antisemitismo appaiono in netto aumento. La sparatoria a Stoccolma vicino all’ambasciata francese nelle stesse ore in cui avveniva il tentato rogo di Rouen è stato in questo senso un esempio molto chiaro. Ma l’allarme è scattato anche in Germania, dove l’istituto Rias, che monitora questo tipo di odio, ha riferito che gli attacchi contro le comunità ebraiche o rivolti contro ciò che rappresenta Israele dopo il 7 ottobre sono aumentati del 320%. Molti rappresentanti delle associazioni ebraiche hanno inoltre denunciato la radicalizzazione in Spagna.

Mentre il Regno Unito ha raccolto il più alto numero di incidenti antisemiti da quando monitora questo tipo di fenomeno: un record che si è avuto soprattutto dopo il 7 ottobre dello scorso anno. E la scorsa settimana, il problema è stato sollevato per l’Italia dallo stesso ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che al Memoriale dello Shoah di Milano ha messo in chiaro sia l’attenzione degli apparati di sicurezza sia i numeri in forte crescita. “Dal 7 ottobre abbiamo avuto un aumento del 1.000% delle segnalazioni di sentimenti d’odio – ha spiegato il ministro – Abbiamo alzato le barriere ma l’antisemitismo può alimentare forme di terrorismo”. Dichiarazioni che evidenziano che ormai non si tratta più di fenomeni isolati, ma di una questione che riguarda tutta l’Europa.