Cerchiamo di tracciare laddove possibile una linea di confine fra ciò che può essere definito lecito o illecito, morale o immorale. Impresa ardua. Stabilirlo è veramente difficile perché ci sono un’infinità di variabili che intervengono e possono cambiare la prospettiva delle cose. Si sta molto dibattendo rispetto alla figura di Don Mattia Bernasconi, il prete della Parrocchia di San Luigi Gonzaga di Milano, che ha celebrato la messa in mare, a Crotone, petto nudo, adagiando l’occorrente su di un materassino. Può valere anche per la religione il detto “di necessità virtù”?
La Pineta non era disponibile, faceva molto caldo e non volendo rinunciare alla funzione i fedeli sono stati chiamati in raccolta sulla battigia per ascoltare la parola di Dio. Cercando di sgombrare il campo dalla facile retorica voglio analizzare quelle variabili citate prima. Premettiamo subito che non sono certo il modello perfetto di cristiana praticante, non frequento la Chiesa o assisto alla messa con cadenza regolare, ho un mio personale concetto di religione che non coincide con le ritualità domenicali, per cui forse non ho sufficienti elementi per esprimere un giudizio sull’accaduto. Don Bernasconi, indagato per oltraggio alla religione, ha veramente commesso un reato “morale”?
Non amo giudicare, è un esercizio che non mi ha mai appassionata, preferisco scrivere cosa abbia suscitato in me quell’immagine. Non voglio entrare nel terreno del giusto o sbagliato. Anche perché mi sono sempre chiesta chi possa veramente stabilirne la linea di confine. Vedendo quell’immagine ho pensato che rappresentasse la totale banalizzazione di un qualcosa che dovrebbe essere trattato con rispetto. Se togliamo il rispetto alla religione siamo spacciati. Poi mi sono chiesta, non ci è stato sempre detto che in Chiesa ci si debba andare con un abbigliamento consono? Per “rispetto” del luogo e per ciò che rappresenta? E adesso proprio il Parroco, colui che dovrebbe incarnare Dio durante la funzione religiosa, messaggero della sua parola, si presenta a petto nudo mentre spezza il pane e rende grazie per darlo poi ai suoi discepoli? Non ci è stato altresì detto che anche il silenzio è prerogativa fondamentale durante la messa? Anche quella una forma di rispetto no? La spiaggia non vi pare sia un luogo sicuramente meraviglioso ma che poco abbia a vedere con il silenzio e il raccoglimento? Vi sembra normale che il sangue di Dio debba galleggiare in acqua mentre discepoli disinteressati giocano beatamente a racchettoni?
È vero che ci sarà chi obietta e ritiene che l’abito non faccia il monaco, che l’importante è il fine e non il mezzo. Però qualche domanda forse è il caso di porsela. Decidiamo che vale tutto? Benissimo. Però allora non lamentiamoci più quando i ragazzi a scuola vanno con i pantaloni strappati, ombelichi scoperti, o se ai convegni ci si presenta in bikini perché c’è il cambiamento climatico. Io credo che la libertà sia un valore sacrosanto, che la si debba difendere con tutte le nostre forze, però, e c’è un però, non dobbiamo mai dimenticare che la libertà è sempre unita al tema del rispetto. Quale effetto il mio comportamento può avere sull’altro? Molto credenti hanno vissuto questa messa balneare con profondo disappunto. Si sono sentiti offesi, hanno ritenuto questa celebrazione una rappresentazione macchiettistica da villaggio turistico che nulla ha a che vedere con la spiritualità e i suoi riti. Forse è proprio il caso di dire che “non c’è più religione”!
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