Veramente avevamo bisogno dei piagnistei della leader finlandese Sanna Marin per dire al mondo che per una donna divertirsi è un diritto e non è un reato?
Siamo così sicure noi donne di volerci riconoscere in quell’immagine, in quella voce rotta, in quell’atteggiamento vittimistico di chi si presenta alla Nazione per scusarsi di un qualcosa che avrebbe invece dovuto rivendicare?
Quando ho visto la Marin davanti ai microfoni non nego per un attimo di aver desiderato sentirle pronunciare a gran voce e a testa alta queste parole : “Per una settimana sono stata bersaglio di critiche, accuse ed illazioni semplicemente rispetto a comportamenti che per molti sono stati definiti eccessivi, fuori luogo e per taluni deplorevoli per chi riveste il mio ruolo. Ecco, sono qui per dirvi che non ho nulla di cui dovermi giustificare. È vero, sono a capo di una Nazione, siete abituati a vedermi sempre composta, elegante, misurata e mai eccessiva. Questo fa parte della mia vita istituzionale, quella che richiede una forma, un rigore che ho sempre dimostrato. Ma non dimenticate che sono anche e soprattutto una donna, una giovane donna che fuori dai palazzi del potere ha una vita che è fatta anche di balli, di leggerezza, di tutti quei comportamenti goliardici che fanno parte della realtà di ogni uno di noi. Perché mi dovrei sentire in colpa? Di cosa dovrei chiedere scusa? Perché dovrei essere diversa da ciò che sono? E soprattutto dove sta il reato da condannare? Rivendico con fierezza ciò che sono, con la mia forza che amate e le mie debolezze che forse amate meno. Ma questa sono io, che vi piaccia o no!”. Questo mi sarei aspettata da lei.
Invece davanti a quei microfoni una persona fragile, addolorata, con una voce rotta dal pianto. Ecco le parole che non avrei voluto sentire e che invece ha pronunciato : “Finlandia, Sanna Marin risponde (ancora) alle polemiche: Sono umana. Anche io a volte desidero gioia e divertimento. Non ho lasciato un solo compito in sospeso.Posso onestamente dire che quest’ultima settimana non è stata la più facile della mia vita. Anzi, è stata abbastanza difficile. Voglio fidarmi e credere che le persone guarderanno a ciò che facciamo al lavoro piuttosto che a ciò che facciamo nel nostro tempo libero”.
Quanto ha inciso il Me too in questo atteggiamento che hanno oggi le donne? Secondo me tanto. Questo movimento ha detto alle donne che la loro unica arma di cui dispongono è il pianto. Ha detto che se sei donna sei vittima per definizione. Ci ha spogliate della capacità di reagire, di ribellarci ad un sistema che chiede alle donne di essere diverse da ciò che sono. E la Marin si è piegata, succube, al sistema. Si è sottoposta ad un inutile test antidroga e ha dovuto regalare le sue lacrime alla Nazione.
Ha sicuramente compiaciuto le masse ma ha deluso chi, come me, crede che se noi donne tutte,non ci sbrighiamo a recuperare le “palle” smarrite, ci troveremo un ammasso di rammollite capaci solo di frignare.
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