Parlare di giustizia non è mai fuori luogo. Soprattutto in uno stato in cui vige la presunzione di innocenza ma si cancella la prescrizione, in cui la separazione dei poteri è tale da Costituzione ma ancora troppo spesso si fa politica con la Magistratura, e viceversa. Per questi e tanti altri motivi parlare di giustizia è sempre giusto, attuale, anche nella fase storica che stiamo vivendo, post Covid. Imparare a convivere con il Covid non ci deve abituare a convivere con gli scempi giudiziari che talvolta il nostro Paese regala alle cronache. Ogni battaglia di civiltà è da combattere e questo è il leit motiv dell’azione politica di Italia Viva. Lo è stato per la regolarizzazione (con fini etici e anche produttivi) dei migranti, delle badanti e delle colf, lo è e continuerà ad esserlo per quanto riguarda la visione garantista e liberale dell’Italia che abbiamo in mente.
E allora agiamo. Bonafede per avere il nostro appoggio deve ritornare sui binari della Costituzione, inserire la prescrizione dopo il secondo grado di giudizio e cogliere la palla al balzo per realizzare una riforma dei processi penali, con tempi certi e massimi. Ma ci deve anche raccontare come evitare mercimoni sulle nomine dei giudici del CSM, organo di autogoverno che dovrebbe garantire l’autonomia, la separazione del potere giudiziario dagli altri poteri dello Stato italiano. Non è il caso solo di soffermarsi su come eleggerne i membri, ma di valutare l’essenza dell’organo nel rispetto della politica, essendo il Consiglio presieduto dal Presidente della Repubblica. Il momento è ora, diamo uno sprint riformista a questa legislatura e allora sì, gentilmente, torniamo a parlare di giustizia?
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