Si può morire accoltellati per uno sguardo? È accaduto ad Anzio nella notte tra sabato 16 e domenica 17 luglio. La vittima Leonardo Muratovic, 25 anni,un pugile di origini croate, è stato ucciso nel pieno della movida, sulla riviera Mallozzi del litorale romano, luogo frequentatissimo nel periodo estivo.
Leonardo Muratovic era in compagnia di amici e della fidanzata quando è iniziata la diatriba con un altro gruppo di giovani. Dopo una serie di minacce e spintoni entrambi i gruppi, compreso il 25enne, sarebbero stati allontanati fuori dalla security. Fuori dal locale, una volta in strada, avrebbero deciso di ‘risolvere’ la questione. Muratovic dopo una coltellata al petto si è prima accasciato su una staccionata di legno per poi finire in terra perdendo sangue.
Morirà poco dopo essere stato trasportato in ospedale. Il motivo della rissa degenerata poi in questo omicidio? Pare per banali questioni di sguardi “sbagliati”.
Purtroppo a questa tragedia, a distanza di poche ore si e sommata un’altra violenza. Questa volta per mano del padre della vittima, Faodini, che ha deciso di vendicare il figlio. Nell’androne del commissariato di viale Antium, qualche ora più tardi, accoltella due addetti della sicurezza del locale convocati per testimoniare. I due, 31 e 57 anni, non sono in gravi condizioni, l’uomo, 56 anni, è stato arrestato per tentato omicidio.
In questi giorni la cronaca ci riporta tante,troppe notizie di violenze, morti ed accoltellamenti per mano di giovani ragazzi che in un attimo riescono a trasformare quella che all’apparenza sembra una serata fra amici, in teatro di morte e sangue . Allora viene da chiedersi il perché? Non che ciò non sia mai esistito. Purtroppo risse e colpi di testa ci sono sempre stati, però ho la percezione, forse sbagliata, che ci sia un’accelerazione di violenza tra i giovani.
Arrivare ad uccidere per una frase magari scomposta, non può non farci riflettere e soprattutto pensare che dietro tanta rabbia ci possa essere una realtà meno superficiale su cui dover riflettere.
Forse quegli adolescenti siamo noi. La nostra incapacità di mostrare amore, le nostre indifferenze, la nostra smania di manifestare ostilità,la nostra faziosità elevata a valore. Loro la assorbono, la rielaborano, la estremizzano, perché gli adolescenti estremizzano, e talvolta, per fortuna raramente, la trasformano in violenza fisica e persino in morte.
Penso alla generazione degli adolescenti anni 60. Esattamente le stesse persone nel 1966 corsero trainati dalla passione a Firenze a riparare i danni dell’alluvione (gli angeli del fango), e pochi anni dopo imbracciarono la mitraglietta. Vanga o mitraglia, lo stesso estremismo.
Allora era guidato dalle ideologie (la patria, la bandiera, oppure la lotta e l’odio di classe), oggi guidati da niente. Futili motivi. Quel che conta è che devono trovare se stessi e non trovano altro che la forza del branco o del bicipite.
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