Segretario della Fim Cisl, Roberto Benaglia, l’autunno sarà complicato tra l’incertezza legata al virus e l’economia e il lavoro in forte sofferenza; ciò nel mezzo di cambiamenti epocali…
Clima, tecnologia e demografia sono temi decisivi, e il futuro dipenderà dalle scelte che faremo oggi in questi campi. Nell’immediato sarebbe fatale per la nostra economia ritrovarsi in un nuovo lockdown. È necessario, in un’ottica di sostenibilità, un rilancio degli investimenti, puntando sulla ripresa di fiducia delle imprese, ma che favorisca un cambiamento strutturale, tecnologico, organizzativo, dei processi e dei prodotti, con l’obiettivo di creare lavoro.

Nel Dl di agosto ci sono tante le novità per il lavoro, a partire dal blocco dei licenziamenti, ma prevale l’idea di bonus e incentivi. Di cosa c’è bisogno?
Il blocco dei licenziamenti dovrà servire anche per dotarci di strumenti di tutela e rilancio del lavoro, che non si conserva per legge. C’è bisogno di un “patto di solidarietà” tra impresa e sindacato che redistribuisca il lavoro a parità di occupati, laddove possibile. A chi perde il lavoro, va dato un sostegno al reddito insieme ad opportunità di ricollocazione. Un capitolo questo che riguarda in particolare i giovani, ai quali, come ha ricordato Mario Draghi, vanno destinati investimenti consistenti per la cura della loro formazione professionale. L’attenzione ai giovani è un investimento sul presente e futuro del nostro paese.

Dall’acciaio, all’automotive, all’elettrodomestico, tante vertenze aperte…
Sono 155 le vertenze aperte, tra le quali Ex-Alcoa, AST, Piombino, Blutec, Whirlpool di Napoli, ecc.. Ma sono centinaia le vertenze con aziende sotto i 200 dipendenti che non approdano al Ministero. A tutte va data una risposta, con Mise e Invitalia che devono assumere un ruolo operativo più diretto nei piani di rilancio industriale. C’è poi il caso della Ex-Ilva: lo Stato sta trattando l’ingresso nel capitale ma non è dato sapere se per far restare o sostituire Arcelor-Mittal. Nel frattempo si annunciano piani di riconversione all’idrogeno, mentre continua a calare la produzione di acciaio. Il tutto senza nessun confronto sindacale e con i lavoratori intrappolati nella cassa integrazione. Ciò è inaccettabile.

Sono decine i contratti da rinnovare; con quello dei metalmeccanici a che punto siete?
È positivo registrare, dopo 10 mesi di melina, la disponibilità di Federmeccanica a un confronto serrato già dal prossimo 16 settembre. I temi in gioco sono tanti: dare nuove tutele al lavoro che cambia, regolare il lavoro agile, la formazione continua, le modalità di ingresso dei giovani al lavoro, il riconoscimento professionale e salariale del lavoro; l’estensione a tutte le imprese della contrattazione di secondo livello.

L’automotive sta attraversando un momento difficile tra calo delle vendite e l’evoluzione green e tecnologica del settore, sullo sfondo la fusione Fca, Psa
La frenata nei consumi accelera la transizione verso una mobilità sempre più sostenibile. Ma servono politiche di sostegno per gestire la transizione. I 410 milioni di incentivi del Decreto Agosto sono solo una prima risposta. In questo quadro la nascita di Stellantis, con la fusione tra FCA e PSA, è una buona notizia, ma va evitata una “francesizzazione” dei modelli.

Per questo vogliamo essere coinvolti in anticipo e non a scatola chiusa, anche per gestire una novità storica: l’ingresso di due rappresentanti dei lavoratori nel Cda del Gruppo. Finalmente si concretizza anche in Italia la partecipazione dei lavoratori nell’impresa.
Con il covid, lo smartworking, meglio dire il lavoro da casa, ha visto un’esplosione, ma le donne sono state penalizzate come far sì che questo strumento non allarghi ulteriormente le differenze sul mercato del lavoro?

Durante il lockdown molti hanno lavorato da remoto, ma in tanti casi si è trattato di un “cottimo” a domicilio. Per trovare un equilibrio dobbiamo progettare una organizzazione del lavoro adeguata alla conciliazione vita-lavoro e alla produttività dell’impresa, soprattutto nelle Pmi.
Servono perciò regole chiare contrattate tra le parti, altrimenti lo smartworking finisce per penalizzare i soggetti meno tutelati sindacalmente e soprattutto le donne che rischiano di cumulare ancor più di quanto accade già lavoro produttivo con quello riproduttivo.