Chi lo segue appoggia incondizionatamente ogni sua proposta, canzone, contenuto, racconto dei figli o baci sul palco di Sanremo, per la moglie o per Rosa Chemical. Chi non lo sopporta invece ne condanna le gesta, dandogli del viziato, del superficiale e riducendo tutto alla disperata ricerca di riflettori e prime pagine.
La stessa cosa è avvenuta quando Fedez ha scelto di sostenere il rinnovo del bonus psicologo, lanciando una raccolta firme per chiedere al Governo di reinserire la misura nella manovra che passerà nelle prossime settimane al vaglio del Parlamento. Ma Fedez ha ragione o torto? Ma soprattutto: si può rinnovare una misura che in realtà non è mai stata erogata?

I primi passi

Già, perché del bonus psicologo se ne era parlato tanto all’epoca della sua introduzione, a fine 2021 quando il Presidente del Consiglio era Draghi, e quando i fondi destinati alla misura per il 2022 erano stati sufficienti a coprire poco meno del 10% delle domande presentate nonostante fossero stati stanziati circa 28 milioni. La misura era stata poi confermata dalla manovra dello scorso anno: ma ad oggi manca ancora il decreto attuativo che ne regoli modalità di richiesta e assegnazione dei fondi, per una somma pari a 5 milioni di euro (non è un errore: si è passati dai 28 milioni del 2022 ai 5 del 2023). Praticamente da un anno non si hanno notizie: magie della burocrazia italiana.
Ma in attesa di capire come fare la domanda per il 2023, si parla del 2024 in vista della prossima finanziaria. Parte della maggioranza vuole prorogare la misura stanziando maggiori fondi, che verrebbero presi sia dalle entrate Iva dei carburanti (i cui prezzi avrebbero dovuto diminuire, e invece…) sia da un Fondo per interventi strutturali. E Fedez, dopo aver vissuto in prima persona diverse problematiche di salute mentale, ha deciso di lanciare una petizione per chiedere al governo maggiori fondi e soprattutto interventi decisi e stabili per garantire l’accesso all’assistenza da parte di tutti quelli che ne hanno bisogno.

Quello che la Genezione Z aspettava

E, come sempre, apriti cielo. Ma per una volta lasciamo da parte le polemiche: il gesto di Fedez è un segnale che la Generazione Z aspettava. Dallo Stato, non da un cantante.
Ecco qualche dato che spiega perché la tematica è fondamentale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità quasi il 20% dei più giovani soffre di problemi legati alla salute mentale: ansia, depressione, disturbi alimentari. I suicidi sono la quarta causa di morte tra i giovani. Aumenta il numero di ragazzi che in virtù di cure fai da te diventano dipendenti da sostanze e farmaci antidepressivi, recuperati in un mercato parallelo che a sua volta genera impatti disastrosi, economici e sociali. L’Italia è il Paese che destina alla salute mentale la quota parte della spesa sanitaria più bassa di tutta Europa. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità servirebbe uno psicologo ogni mille abitanti, e ci accontentiamo di uno ogni trentamila circa. il Covid ha lasciato cicatrici in molti ragazzi che si allontanano da socialità ed esperienze, rifugiandosi in solitudine e vivendo di ansie. La salute mentale non è una moda, non un trend, non è la battaglia del momento: è un tema importante che trova nella Generazione Z ancor prima che in Fedez il suo più grande sostenitore.

Nuove condizioni

E lo è perché questa generazione è la prima a vivere in condizioni che le generazioni precedenti non hanno conosciuto (sì, anche Millennials e Boomer hanno avuto i loro problemi, ma no, non è una gara a chi ha vissuto il periodo peggiore) senza avere i mezzi e gli strumenti per capirle e affrontarle.
Lo è perché questa è la prima generazione che mette il proprio benessere davanti allo stipendio, al contratto, alla casa di proprietà o ad altri temi che invece hanno caratterizzato quelle precedenti. E lo fa a volte combattendo battaglie contro i mulini a vento, trovando appunto poca assistenza, poca apertura e tante scuse.
Per cui, ben venga che Fedez si faccia carico di questa battaglia. Ben venga se serve a mettere luce su una discussione che trova sempre meno spazio anche quando le statistiche ci dovrebbero dire di metterla ai primi posti dell’agenda sociale. Ben venga se lo stesso Fedez parla dei giovani come i primi ad avere necessità di un supporto e se usa la notorietà per restituire tanto al suo pubblico.La domanda che dovremmo farci non è se Fedez abbia ragione o meno: è se sia normale che un Paese lasci a Fedez la tutela dei propri ragazzi e la richiesta di politiche sanitarie.