Ha diritto a una riparazione maggiore di quella base
Caso Enrico Graziani: distrutto dai Pm dopo 16 anni merita un risarcimento più alto
Lo dice la Cassazione: se un politico ha visto interrotta la propria carriera politica da un arresto ingiusto, deve essere risarcito dallo Stato in modo più consistente di quanto previsto per gli altri cittadini. Perché ha subito un tasso maggiore di ingiustizia. Qualche considerazione prima di raccontare la storia di Enrico Graziani, medico ed ex vicesindaco Ds di Campo nell’Elba, arbitrariamente ammanettato, poi assolto e oggi risarcito. Quante volte abbiamo detto o sentito dire, dopo l’assoluzione di un uomo politico, “ma adesso chi lo risarcirà di tutto quello che ha perso nel suo ruolo pubblico, professionale e personale?” Quante volte? Sempre.
L’ultima nel maggio scorso, quando il ministro Di Maio – e gliene abbiamo dato atto – ha chiesto scusa a Simone Uggetti per la gogna mediatica cui il suo partito e quello della Lega lo avevano sottoposto nel 2016 quando, nel pieno delle elezioni amministrative per la stesse città per cui si corre in questi giorni, il sindaco di Lodi fu arrestato per turbativa d’asta. Il fatto non esisteva, ma per avere l’assoluzione con la formula più ampia Uggetti ha dovuto aspettare cinque anni e la sentenza dell’appello. Ma nel frattempo quanto ha perso sul piano della salute propria e dei familiari oltre che su quello politico e della reputazione? La vicenda di Enrico Graziani, senza pretendere di classificare la gerarchia del dolore, meriterebbe ancora di più le prime pagine dei grandi giornali, se in Italia esistessero.
Così, onore all’agenzia Agi, al Giornale e al Dubbio per averne parlato. Ma noi vogliamo fare di più, vogliamo esaminare e studiare la sentenza della quarta sezione penale della Cassazione e elogiarne ogni singolo membro, dalla presidente Patrizia Piccialli e la relatrice Maura Nardin fino agli altri componenti Aldo Esposito, Ugo Bellini, Daniela Dawan. I quali hanno stabilito che vada riconosciuto a Enrico Graziani un risarcimento più alto di quello standard calcolato in modo meramente matematico, anche per “la compromissione dell’avviata carriera politica”. Qualcuno penserà che sono solo soldi. Per noi è un bel precedente. Se la magistratura con un arresto ingiusto compromette la tua carriera politica, come minimo lo Stato ti deve risarcire in modo adeguato. Non perché il politico debba essere un privilegiato, ma proprio per il contrario, perché con quell’ingiustizia, ha perso molto di più -soprattutto per quella gogna mediatica per cui si è scusato Di Maio con Uggetti – di quel che capita ai signori Brambilla o Esposito.
Ed ecco la storia. Enrico Graziani è un medico di base di quelli con molti pazienti che lo amano e lo scelgono giorno dopo giorno, vive una vita normale con la sua compagna a Campo dell’Elba, cittadina nell’isola da cui prende il nome, che conta a oggi 4.805 abitanti. Amministrazione di sinistra. Il medico entra a far parte della giunta, in quota Ds, fin dai primi anni duemila. In ruoli delicati come l’urbanistica, tanto che viene subito preso di mira dagli esposti di Legambiente, Wwf e anche da comitati di cittadini. Niente da fare, ogni inchiesta giudiziaria finisce in nulla, il vicesindaco ne esce sempre candido come un giglio. Finché la mattina del 12 ottobre 2005 la guardia di finanza bussa alla sua porta intorno alle sette, ora canonica delle brutte notizie. Come va a finire è facile da intuire: 20 giorni di carcere e quattro mesi ai domiciliari.
E subito dopo? Mollato immediatamente dal suo partito, che si è sempre comportato allo stesso modo, si chiamasse Pci o Pds o Ds o Pd. Nel giro di un mese dimissioni da vicesindaco, con quella spontaneità che certi partiti sanno dolcemente indurre. Crollato subito fisicamente, tanto da avere un malore alla sola vista dell’ordine di custodia cautelare. Stressato nella “compromissione della vita familiare”, come leggiamo nella sentenza, «derivata dalla modalità esecutiva degli arresti domiciliari, accompagnati da vigilanza con telecamera all’entrata dell’abitazione di famiglia e da continui controlli e perquisizioni, generante un clima di grave tensione, sfociata nella separazione dalla compagna». Quindi, niente più ruolo politico, niente più vita affettiva.
Questo naturalmente in una piccola realtà di 4mila abitanti, dove è facile pensare e dire, anche delle persone più stimate, se lo hanno arrestato qualcosa avrà fatto. Infatti il dottor Graziani perde gran parte dei suoi pazienti, che non riuscirà a recuperare neanche dopo la sua assoluzione. La sentenza di primo grado è del 2012. Ebbene sì, sette anni dopo l’arresto e tutto il resto. Questo nel Paese dove la magistratura associata e le grandi toghe che scrivono ogni giorno sullo stesso quotidiano vantano di avere i giudici più laboriosi d’Europa.
Il medico di Campo d’Elba viene assolto “perché il fatto non sussiste”. Il verdetto diviene definitivo, ma intanto i giornali non ne parlano più. Viene avviata la pratica per il ristoro da ingiusta detenzione. E lo stress continua fino alla sentenza di cui stiamo parlando, che risale al 19 agosto. La quale esordisce così: «Con ordinanza del 3 febbraio 2020 la Corte d’appello di Firenze, a seguito di annullamento con rinvio dell’ordinanza del 23 febbraio 2018, ha condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze… al pagamento di euro 17.804,41 a titolo di equa riparazione…» in favore di Enrico Graziani. Si deduce che la Corte d’appello di Firenze ha deciso obtorto collo il risarcimento dopo averlo negato e solo dopo un ricorso in Cassazione dell’ex imputato. Il quale però non si è arreso, contestando il fatto che la cifra deliberata sia stata il frutto di un semplice calcolo matematico, cioè una cifra standard conteggiata sul numero di giorni di carcere ingiusto scontato.
La Corte aveva addirittura affermato che la soddisfazione di esser stato assolto dovrebbe bastare come risarcimento anche morale. E aver perso la salute, i pazienti, la compagna e le prospettive di carriera politica? E la gogna mediatica in una comunità piccola? Tutto questo non conta niente? Conta moltissimo, affermano oggi (nel 2021! Dopo sedici anni) i cinque giudici della quarta sezione penale della Cassazione. Che respingono la richiesta di rigetto del ricorso presentata in forma scritta dal procuratore generale. Ma anche l’argomento avanzato dal Ministero “convenuto”, «secondo cui la lesione degli interessi economici e personali deriverebbero dalle accuse e non dalla privazione della libertà, essendo peraltro la reputazione del ricorrente stata riqualificata dall’assoluzione». Ragionano così: sei stato assolto? Che cosa vuoi di più? Ma intanto la Cassazione rinvia di nuovo alla Corte d’appello per un nuovo giudizio. Sono passati solo 16 anni. E in fondo Enrico Graziani di anni ne ha solo 78.
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