Continua a tenere banco il caso del magistrato antimafia Catello Maresca, che, dopo essere uscito sconfitto nella corsa a sindaco di Napoli, venendo però eletto come consigliere comunale nelle fila dell’opposizione, è stato su sua domanda ricollocato in ruolo con le funzioni di giudice alla Corte di appello di Campobasso. Lo ha stabilito il plenum del Csm, che in tal senso si è espresso con undici voti favorevoli e ben dieci astensioni. Cerchiamo di chiarire gli esatti termini della vicenda, nella quale entrano in gioco beni e valori essenziali della democrazia, quali l’autonomia della giurisdizione, l’indipendenza del magistrato dal potere politico e allo stesso tempo il diritto del magistrato di scegliere un impegno politico.
L’attuale regime della ineleggibilità dei magistrati alle elezioni amministrative è contenuto all’articolo 60 del Testo Unico sull’ordinamento degli enti locali. Esso si limita a stabilire che non sono eleggibili a sindaco e consigliere comunale, nel territorio in cui esercitano le loro funzioni, i magistrati addetti alle corti di appello e ai tribunali. La stessa norma stabilisce però che la causa di ineleggibilità viene meno se l’interessato cessa dalle funzioni per dimissioni o collocamento in aspettativa non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature. L’articolo 68 del Testo Unico sul pubblico impiego stabilisce poi che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni (quali appunto devono considerarsi a tutti gli effetti i magistrati), se eletti al Parlamento e nei Consigli regionali, sono automaticamente collocati in aspettativa senza assegni per la durata del mandato, a differenza degli organi esecutivi degli enti locali (sindaci e assessori comunali), per i quali l’articolo 81 del Testo Unico sull’ordinamento degli enti locali prevede un’aspettativa a richiesta dell’interessato, e quindi meramente facoltativa (a differenza del citato articolo 68, in cui il collocamento in aspettativa avviene, come si è detto, di diritto).
Ne deriva che l’unico paletto alle “porte girevoli” è attualmente costituito dall’art. 8 del Testo Unico sulle elezioni della Camera dei deputati, secondo cui i magistrati non sono eleggibili nelle circoscrizioni sottoposte alla giurisdizione degli uffici presso i quali hanno esercitato le loro funzioni in un periodo compreso nei sei mesi antecedenti la data della candidatura e, se non sono stati eletti, non possono esercitare per un periodo di cinque anni le loro funzioni nella circoscrizione nel cui ambito si sono svolte le elezioni. Alla luce dell’attuale impianto normativo appare perciò evidente che Catello Maresca, nel chiedere di essere riammesso alle funzioni giudiziarie pur rimanendo in carica come consigliere comunale, non abbia fatto altro che esercitare una legittima facoltà riconosciutagli dall’ordinamento. Discorso diverso è invece quello riguardante l’opportunità di una simile scelta, apparendo indiscutibile che lo svolgimento di un incarico di natura politica (quale è indubbiamente quello di consigliere comunale di una grande metropoli come Napoli) possa riflettersi negativamente anche sulla immagine del magistrato.
Sia ben chiaro che qui non sono in discussione le indubbie qualità etiche e professionali del magistrato Catello Maresca. Chi, come lo scrivente, ha avuto modo di apprezzarne la dirittura morale e le doti di imparzialità e di indipendenza come pubblico ministero impegnato nella lotta alla mafia, non dubita che tali qualità appartengano all’uomo in quanto tale, a prescindere dall’impegno politico. Piuttosto, non possiamo esimerci dall’evidenziare come la vicenda Maresca segni l’ennesima sconfitta di una politica ancora una volta assente, o, nella migliore delle ipotesi, quanto meno ritardataria rispetto alle esigenze della società civile.
Il rischio è che la riforma “epocale” impostaci da Bruxelles per incassare i fondi del Recovery, e che dovrebbe porre fine non solo alle “porte girevoli”, ma anche al mercato delle nomine e alla lottizzazione degli incarichi, stia diventando l’ennesima farsa. Con l’inizio della sessione di Bilancio e con l’elezione del capo dello Stato alle porte non ci sono più molte date in calendario. Occorre far presto, anche perché la posta in gioco potrebbe presto essere ben più alta delle ambizioni politiche dell’attuale leader dell’opposizione consiliare del Comune di Napoli.
