La frittata è stata fatta. E ora un giudice prova a evitare che risulti troppo indigesta per l’Italia. È il caso Puigdemont. Per la giudice della Corte d’Appello di Sassari, Plinia Azzena, l’arresto di Carles Puigdemont non è illegale. Tuttavia, accogliendo anche la richiesta in tal senso della procuratrice generale Gabriella Pintus, la giudice ha stabilito che non c’è motivo di applicare a carico dell’ex presidente della Catalogna alcuna misura cautelare. La vicenda però non si esaurisce qui, perché resta da stabilire se Puigdemont dovrà essere estradato o meno. Sino a quel momento dovrà rimanere in Sardegna. E ora l’arresto in Sardegna dell’ex presidente della Generalitat catalana apre l’ennesimo capitolo della guerra giudiziaria fra l’indipendentismo catalano e la magistratura spagnola – conflitto che in ultima analisi spetterà all’Europa dirimere. L’effettiva validità del fermo e la possibile estradizione dipende infatti dall’interpretazione della sentenza della Corte europea sulla revoca dell’immunità parlamentare europea di cui godono Puigdemont e altri deputati indipendentisti.

Ad Alghero, unica città italiana di cultura e lingua catalana, il leader indipendentista avrebbe dovuto partecipare a un incontro con il movimento autonomista sardo e incontrare il presidente della Regione, Christian Solinas, e il presidente del consiglio regionale, Michele Pais. Ma Madrid non molla la presa e in una nota del governo afferma che «deve sottoporsi all’azione della giustizia» come un normale cittadino. Intanto, centinaia di persone si sono riunite ieri sotto la sede del consolato italiano a Barcellona per protestare contro l’azione delle forze dell’ordine, mentre il Consiglio della Repubblica catalana ha convocato una manifestazione per domani alle 12, come annunciato dall’indipendentista catalano ed eurodeputato Toni Comin. Gonzalo Boye, il legale di Puigdemont, sostiene che l’ordine di arresto della Corte Suprema spagnola “non è eseguibile”. L’avvocato su Twitter aveva già spiegato che il leader indipendentista si stava recando in Sardegna “come eurodeputato”. Il suo arresto, afferma, è avvenuto «in base ad un ordine di arresto internazionale del 14 ottobre 2019 che, per imperativo legale – secondo lo statuto della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – è stato sospeso».

Chi ha conosciuto personalmente l’ex presidente catalano è Bobo Craxi, già sottosegretario di Stato agli affari esteri con delega ai rapporti con l’Onu nel secondo governo Prodi: «Si sono infilati in pasticcio – dice Craxi a Il Riformista – perché l’ordine di cattura nei confronti di Puigdemont era scaduto e non era stato rinnovato. Lui ha perso l’immunità ma non ha nessun mandato di cattura che pende sulle sue spalle. Dovrebbe essere liberato immediatamente e non sottoposto ad alcun vincolo restrittivo. C’è da aggiungere che adesso politicamente Puigdemont ha ottenuto quello che voleva. Era in un angolo della vicenda politica spagnola e catalana e adesso ne è ritornato al centro. Politicamente gli hanno fatto un piacere ma i giudici hanno creato un pasticcio imbarazzante per tutti, in cui ancora una volta la giustizia intende risolvere le controversie politiche. E questo è un errore. Il caso Puigdemont non è chiuso, la questione politica catalana è ancora viva, ma anche quella della giustizia italiana”.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.