Lo scaffale
Chi ha ucciso la politica? Il pamphlet di Cristelli sulla delegittimazione della democrazia
Non è un giallo ma un pamphlet politico: «Chi ha ucciso la politica – Quando e perché abbiamo iniziato a odiare la democrazia?» (disponibile su Amazon.it, in edizione cartacea e Kindle), è questo agevole ma denso libro di Emanuele Cristelli, giovane appassionato di politica e partecipe della fondazione prima di “Orizzonti liberali” e poi del Partito Liberaldemocratico, il cui leader è Luigi Marattin, che firma la prefazione. Gli “assassini” della politica sono molti. Cristelli fa alcuni nomi e cognomi: «Noi, come classe politica e come società, siamo stati vittime di sette grandi equivoci cognitivi. Abbiamo avuto la capacità di porci le domande giuste, ma abbiamo spesso dato risposte semplicistiche e non più adeguate alla realtà, risposte comode ma non efficaci».
Quali equivoci? Per esempio su questioni come «il finanziamento ai partiti, il rapporto ambiguo tra lobby e politica, la commistione tra mondo mediatico e giudiziario, la cultura dell’odio e delle fake news, la comunicazione disintermediata, la dimensione sovranazionale dei problemi e del loro governo, e infine il primato della politica stessa – quel principio che dovrebbe informare, dare sostanza e legittimazione a tutti i poteri dello Stato». La politica o ha dato risposte sbagliate o non ha proprio dato risposte. Prendiamo il tema dell’odio nella politica. «Ogni pilastro della società viene messo in discussione da una narrazione tossica che insinua il dubbio sistematico, spesso senza fondamento. L’effetto non è solo la sfiducia, ma anche il disimpegno: sempre più persone scelgono di allontanarsi dalla vita pubblica, percepita come un ambiente ostile, inquinato da menzogne e odio», scrive Cristelli. Nell’era di Donald Trump e della politica disintermediata, il compito di restituire alla politica il ruolo che le spetterebbe come arte di governare la società non si presenta per nulla facile.
Scrive Marattin nella prefazione:. Cosa dovrebbe fare, la politica? Secondo l’autor «Riaffermare il primato della politica significa restituirle il ruolo che le compete in una democrazia sana: essere il motore del cambiamento, capace di dare forma alle sfide complesse attraverso decisioni che non si limitano a rispondere agli umori del momento, ma che costruiscono basi solide per il futuro» e, «la politica è credibile quando è vera, autentica, ma anche quando appare tale, quando dimostra di avere uno storico solido alle spalle, quando può dire con convinzione “abbiamo fatto, quindi faremo ancora”. Una politica che trasmette fiducia non è quella che si limita a inseguire l’attualità, ma quella che impone il proprio ritmo agli eventi, che guida e non rincorre, che segue una coerenza logica». Una sfida impossibile? C’è da sperare di no, con l’ottimismo della volontà.
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