La discontinuità come leva della crescita? La domanda richiama la distruzione creativa del buon Schumpeter. Ed è questo lo spirito che ha spinto un imprenditore e un economista a dialogare sul futuro e su come non farsi trovare impreparati di fronte a tutte le sfide che ci attendono. Presentato lo scorso 11 novembre nella biblioteca storica del Mimit e discusso da Eva Spina, responsabile per le tecnologie innovative del Ministero, da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche.net, e da Paolo Quercia, dirigente dell’Ufficio studi del Mimit stesso, Gestire la discontinuità. Dialogo futurizzante tra imprenditore e professore, edito da Rubbettino, è un saggio a quattro mani scritto, in senso contrario, da Giordano Riello e Carlo Pelanda.

Perché in senso contrario? Perché un primo pensiero farebbe pensare che sia l’economista, desideroso di sentire il polso del mondo reale, che va a casa dell’imprenditore per capire come se la stia passando e quali progetti abbia in cantiere per il domani. Invece no. Come racconta nelle prime pagine del libro, è l’imprenditore che “alza lo sguardo dal tornio” e dà un’occhiata fuori dallo stabilimento. Generazioni di capitani d’industria alle spalle e curiosità personale (le chiamano soft skill) fanno la differenza. Ne conseguono domande non solo legate al mondo dell’impresa. Verrebbe da pensare che l’industriale europeo cerchi una via d’uscita all’impasse a cui è condannato per le norme e le debolezze politiche dell’Ue. Invece no. Si va oltre.

Riello e Pelanda alzano l’asticella alle relazioni internazionali. Da quando Trump è alla Casa Bianca – ma non solo per sua colpa – il confine tra politica estera ed economia si è sfilacciato. Dazi, energia, rivoluzione tecnologica. Sono tanti i motivi per cui un imprenditore deve dotarsi di competenze che, sulla carta, non sono sue. Per farlo è inevitabile che vada a bussare alla porta di chi usa gli strumenti dell’economia, in particolare gli scenari probabilistici, per capire come proceda il mondo. Le chiavi di lettura sono econometriche, ma anche storiche combinate con metodo sistemico. Gli imprevisti causano fratture – discontinuità, per usare il termine caro a Riello e Pelanda – che modificano il trend. Un imprenditore è costretto a regolare la rotta.

Nel libro vengono analizzate molteplici discontinuità che stanno generando un cambio di mondo, e per ciascuna il dialogo tra imprenditore e professore cerca soluzioni non solo adattive, ma anche espansive. La scelta del dialogo registrato nel primo semestre del 2025 semplifica e rende comprensibili anche ai non addetti temi complessi. Colpisce, in particolare, che i due dialoganti non abbiano alcuna paura del futuro, pur consapevoli dei rischi, perché – analizzando i problemi con metodo di nuovo realismo – hanno visto, spiegandole, le soluzioni.

In sintesi: più aumenta la capacità di “pensare ed andare oltre”, più il sistema industriale italiano darà una spinta espansiva alla ricchezza diffusa socialmente. La presentazione al Mimit segnala che la politica sta studiando una relazione più interattiva e dinamica con il mondo dell’industria, e ciò è un segnale ottimistico: la discontinuità va gestita aumentando il potere cognitivo.