Cultura
“Da solo non basto”, la mostra che racconta i ragazzi. Un’immersione nell’universo giovanile
“Da solo non basto. In viaggio con i ragazzi di Kayròs, Portofranco e Piazza dei Mestieri” è una delle mostre che sarà presentata al Meeting di Rimini. È una mostra che racconta storie di ragazzi e ragazze incontrati da queste opere che in modo diverso sono presenti nel mondo giovanile. Questa mostra racconta di giovani che oggi vengono incontrati da chi si piega a condividerne i bisogni. Mette in luce la loro umanità, i loro successi ma anche le loro fragilità: ha un metodo realistico, vuole documentare come sono i ragazzi e le ragazze di oggi, con i quali si sta in rapporto, senza pretese ma con la pazienza di un cammino che poggia sulla loro libertà.
Il filo rosso della mostra sono due racconti di Daniele Mencarelli che sono illustrati da Giacomo Bettiol e un video realizzato da Luca Mondellini. Mencarelli racconta due storie, una di un ragazzo che incontra Kayros e l’altra di una ragazza che incontra Portofranco e Piazza dei mestieri: sono due racconti che fanno vedere il cammino di ogni giovane alla ricerca della sua umanità. Qui sta il punto di forza della mostra, nella capacità di stare in rapporto con i giovani, nel leggere le loro tensioni, le loro domande, le loro attese e di non volgerle nella direzione che un genitore, un insegnante, un educatore vorrebbe, ma di saperle seguire per come si manifestano e nel cammino che intraprendono, certi che un giovane scopre se stesso su quella strada che ha intrapreso e nei tornanti che sale.
Alla fine del percorso – in cui le due narrazioni di Mencarelli saranno illustrate dalla mano geniale e moderna di Giacomo Bettiol – vi sarà un video in cui Luca Mondellini darà voce ai ragazzi e alle ragazze di Kayros, Portofranco e Piazza dei Mestieri. Quindi vi sarà uno spazio in cui poter dialogare con i giovani protagonisti; scopo della mostra infatti non è offrire un prodotto da acquistare e di cui usufruire, ma provocare un dialogo che porti a toccare le diverse sfaccettature dell’umano che il mondo giovanile fa emergere e che provoca ogni adulto, così che un insegnante o un genitore o un educatore stando di fronte ad un ragazzo o ad una ragazza che ha una forte domanda di senso possa riscoprirla in se stesso.
Questa è la mostra “Da solo non basto”, un’occasione per giovani e adulti di immergersi nel mistero dell’esistenza, di poter accedere alle porte del senso, di cogliere che le debolezze e le fragilità non sono la fine di tutto, ma possono diventare una ricchezza. E questo non avviene spiegando cosa siano le tre opere al centro della mostra né facendo un’analisi della situazione giovanile e nemmeno identificando cosa fare per uscire dal tunnel. Viene proposto un altro metodo: quello dell’incontro con l’umano che fiorisce dentro le relazioni, dentro le strade suggerite e praticate per trovare lo scopo del vivere, dentro i luoghi che sono frequentati e diventano come una casa in cui si può essere liberi. Più che una mostra questo è uno spazio di incontro che vuole mettere visitatori e protagonisti di fronte alla sfida dell’esperienza, perché si capisce l’umano solo vivendolo e condividendolo.
Le tre realtà che sono all’origine della mostra (Kayros, Portofranco e Piazza dei Mestieri) non sono una accanto all’altra, ma sono coinvolte in un percorso comune. Vi è un’unità all’origine del cammino, una unità di esperienza. Si tratta di realtà diverse, con forme differenti, ognuna con una sua identità e una sua storia, ma che hanno voluto raccogliere la sfida dell’amicizia fatta dall’edizione di quest’anno del Meeting e così hanno costruito come dice Papa Francesco “un ‘villaggio dell’educazione’ dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte”.
In questa mostra si vede in atto l’amicizia di cui parla il Meeting: non un accostamento di persone o di opere, ma una unità di esperienza che vuole andare al cuore dell’umano, tende a scoprirlo e a farlo fiorire. Si coglie quindi quanto sia decisiva per l’educazione l’unità tra gli adulti che si può incontrare nella mostra, una unità più ampia di quella vissuta dentro il proprio tentativo, una unità che vive per l’apertura ad orizzonti infiniti.
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