GMG 2023
Cattolici e GMG, ora serve l’impegno politico
Se c’era bisogno di avere una conferma l’abbiamo nuovamente avuta. La GMG di Lisbona ci ha trasmesso, ancora una volta, l’enorme giacimento di valori, di impegno, di altruismo e di cultura che accompagnano le giovani generazioni cattoliche provenienti da tutto il mondo. E quindi anche dal nostro Paese. Un momento di straordinaria importanza che conferma – anche con il magistero di Papa Francesco – il ruolo che possono avere nella società contemporanea, seppur molto secolarizzata e laicizzata, i valori cristiani e cattolici.
Detto questo, che non è nient’altro che una fotografia oggettiva e persino scontata, è altrettanto indubbio che oltre alla testimonianza straordinaria di questi giovani, resta ancora inevasa una domanda che – almeno per il nostro Paese – merita di avere prima o poi una risposta adeguata e pertinente. Ovvero quando sarà possibile che questo giacimento di valori, di impegno, di generosità e di cultura oltrepassano la dimensione testimoniale – peraltro importante e sempre significativa – e accettano la scommessa e la durezza anche dell’impegno politico diretto?
Detto in altri termini, quando sarà possibile immettere queste “forze nuove” nella concreta dialettica politica italiana? Certo, forse la domanda è troppo cruda e magari anche mal posta. Ma sarebbe semplicemente da irresponsabili che una forza del genere, prorompente e carica di valori e di impegno concreto, si arrestasse di fronte alla politica e alle sue dinamiche perché ancora vissute come distinte e distanti dal proprio percorso formativo ed ideale. Certo, non mi nascondo dietro ad un dito. I partiti contemporanei non rappresentano il miglior viatico per intraprendere un cammino di impegno politico diretto e militante.
E qualcuno dirà, e forse anche giustamente, che non è affatto necessario legare l’impegno politico alla presenza sistematica ed organica all’interno dei partiti. Però, e proprio di fronte ad un sistema dei partiti così desolante ed ossificato, forse è giunto il momento per alzare il tiro. Ben sapendo che – prima o poi – occorre pur affrontare il nodo della partecipazione e della presenza nella politica organizzata e nei partiti che restano, bene o male, gli strumenti decisivi ed essenziali dello stesso sistema democratico e costituzionale. Anche perché, ed è appena sufficiente scorrere le diverse fasi storiche del nostro Paese per rendersene conto, il ruolo dei cattolici è decisivo e determinante nella sfera pubblica quando si accettano sino in fondo, e si fanno i conti, con le dinamiche concrete che caratterizzano e disciplinano la politica. Sapendo di uscire da una dimensione puramente testimoniale ma con la consapevolezza e la convinzione di intraprendere un nuovo cammino, o una nuova missione, per cambiare e migliorare la società con cui occorre pur convivere.
Perché – come diceva un grande leader cattolico popolare a noi giovani negli anni ‘80 durante lunghi e qualificati corsi di formazione alla politica – “solo quando si passa dalla presunzione della testimonianza alla crudezza della politica si misura la nostra capacità di saper dare risposte generali, convincenti e reali ai bisogni e alle domande dei cittadini di una comunità e di un Paese”. Quel leader si chiamava Carlo Donat-Cattin. Ma, ieri come oggi, la sfida è sempre quella. E oggi tocca ai giovani cattolici saper dimostrare, concretamente, che a quella sfida e a quella domanda – prima o poi – occorre pur dare una risposta concreta e quindi politica.
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