De Luca e Manfredi: bene il buon vicinato ma ognuno faccia il suo

Finita la campagna elettorale, in cui i votanti hanno plebiscitato in larga misura Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli e tuttavia si è anche evidenziato il persistente scetticismo verso la politica rappresentativa che è il vero grande problema della democrazia qui come altrove (“civismo” il cui rischio è spesso la chiusura municipalistica, attese messianiche verso un leader con la bacchetta magica, destrutturazione dei partiti nazionali e fortissimo astensionismo), è ora di incominciare ad amministrare. In attesa della giunta (promessa di alto profilo) alcune preoccupazioni vanno in partenza esplicitate.

Gaetano Manfredi non lascia adito a dubbi sulla sua capacità tecnica, ma non è un politico di carriera, in famiglia lo è semmai il fratello Massimiliano. Lui ha invece ricoperto ruoli decisivi nella governance del sistema accademico cittadino e nazionale (rettore della Federico II, presidente del loro organismo associativo, Ministro dell’università), secondo un modello aziendalistico che non ha inventato, ma nemmeno contestato e con squilibri distributivi tra atenei settentrionali e meridionali in parte corretti, ma non sufficientemente. Il suo successore nel rettorato, il professore di Agraria salernitano Matteo Lorito, deve molto al suo appoggio e ne condivide l’approccio cooperativo con le Big Corporations, discutibile per un’istituzione che deve certo tenere conto del mercato, ma innanzitutto formare menti critiche ed inquiete, rispettose delle sue dinamiche ed esigenze, ma non ad esso prone. Salernitano è anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca, che tra l’altro spinge per un terzo mandato attraverso una particolare interpretazione giuridica di norme costituzionali che a prima vista lo vieterebbero. È stato il vero regista dell’operazione: a Napoli Letta, Conte, Fico e Di Maio non possono evitare di fare i conti col grande feudatario locale.

È tutto un intreccio di santi e di storiche figure laiche: da un lato San Matteo (che veglia sulla città dei due principati) e Santa Lucia, dall’altro San Giacomo, San Gennaro, San Paolino (il patrono di Nola) e Federico II, l’imperatore Stupor Mundi. Se è vero che è giusta la cooperazione tra istituzioni, va assicurata anche la loro reciproca autonomia: non vorremmo che Salerno pensasse di potere governare Napoli e il Comune di egemonizzare l’università. A ciascuno il suo, pur nel buon vicinato. Vanno monitorate le scelte su trasporti, turismo di qualità, area metropolitana, portualità, aeroporti. Tanto per incominciare: è giusto che il sindaco chieda il rispetto di quello sforzo straordinario del Paese per una città iperindebitata che aveva posto come condizione per scendere in campo.

Onestà intellettuale impone però anche di ricordare che il tema era già stato posto (pur se in toni e con modi troppo conflittuali) dal precedente sindaco, che lamentava il rovesciamento sulle casse comunali di oneri impropri nati nella fase della ricostruzione post terremoto. D’ora in poi, sarà il caso di riservare alla nuova gestione un’attenzione non servile da parte degli osservatori, che devono essere pronti a riconoscere e segnalare i buoni risultati e a pungolare su quelli da raggiungere, o ad annotare passi falsi. Nessuna prevenzione, ma anche niente sconti.