Primo nodo politico per il sindaco neo-eletto
Manfredi archivia l’isolamento di de Magistris e prova a liberarsi dalla morsa di De Luca

Spesso, soprattutto in politica, ciò che non si dice vale più di ciò che si dice. E, ovviamente, le parole di Gaetano Manfredi non sfuggono a questa regola. Ieri il sindaco di Napoli ha parlato ai microfoni di Radio Crc ribadendo i punti salienti del suo programma: stop all’isolamento della città, giunta di alto profilo, approccio tecnico alle questioni amministrative come la gestione del lungomare che a breve potrebbe restare chiuso solo nei weekend. Quanto basta per archiviare la stagione del populismo e dell’inconcludenza targata Luigi de Magistris. Non una parola, però, sul primo nodo politico della sua esperienza a Palazzo San Giacomo, cioè sul rapporto con il governatore campano Vincenzo De Luca che due giorni fa si è intestato il merito del trionfo del centrosinistra alle comunali napoletane.
Sulle questioni istituzionali Manfredi è stato chiaro: Napoli non può continuare a vivere nel suo (tutt’altro che splendido) isolamento, ma ha bisogno di una «sinergia istituzionale fortissima con Regione, Governo ed Europa», oltre che di «scambi e cooperazione con altre importanti città». Il che equivale a mandare in soffitta dieci anni in cui i vertici del Comune si sono sistematicamente contrapposti agli altri livelli istituzionali finendo per danneggiare la città. Ora Manfredi punta a riallacciare una serie di rapporti che il suo predecessore aveva lasciato che si deteriorassero e a fare rete con i sindaci delle altre grandi città. Col fiorentino Dario Nardella ha parlato di turismo, col milanese Beppe Sala ha già discusso di trasporti ed è arrivato a ipotizzare persino un “partito delle città”. In più, Manfredi si dimostra pronto a cancellare le politiche di de Magistris quando, a proposito di trasporti e lungomare, fa capire di voler affrontare le questioni strategiche «in maniera tecnica» e non ideologica come è invece accaduto negli ultimi dieci anni, tra l’altro con risultati disastrosi per i napoletani.
Manfredi, però, finge di ignorare il problema del rapporto con De Luca. Perché di un problema si tratta, visto che il governatore è impegnato da due giorni nel ridimensionare il peso elettorale di Partito democratico e Movimento Cinque Stelle, col risultato che il neo-sindaco si trova tra tre “fuochi”: dem, pentastellati e Regione. Non solo: De Luca è lo stesso che, pochi giorni prima delle elezioni, ha annunciato la prossima nomina dell’ex questore Antonio De Iesu ad assessore comunale alla sicurezza. E lo ha fatto al posto di Manfredi, quasi a lanciare un’opa sulla nascente amministrazione comunale e a far capire che a Napoli, dopo Salerno e la Regione, comanda pur sempre lui.
Se vuole evitare di perdere credibilità e di indebolire la sua amministrazione prima ancora che nasca, Manfredi non può ignorare questo nodo politico. E, per scioglierlo, non ha altra scelta se non quella di nominare di altissimo profilo e che sia sì espressione delle forze politiche che lo sostengono, ma pur sempre autonoma rispetto a Palazzo Santa Lucia. È l’unico modo per mettere il rapporto tra Comune e Regione sul binario giusto dopo anni di sterili muro-contro-muro: il binario quello della reciproca e leale collaborazione, non quello della dipendenza.
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