Anche i poveri piangono. Per ragioni diverse dalla mancanza di quattrini. Al bilancio del Comune di Napoli mancano quattro, forse sei miliardi di euro che rendono impossibile il raggiungimento del decoro, della dignità di un vivere normale, più che civile. Ma i morti ammazzati, i feriti, le rapine, i furti, gli agguati sono finiti nel dimenticatoio. Si è scelto di insistere, mediaticamente, sul tifo per la squadra del Napoli o della Juventus, per fidelizzare l’elettorato. E, restando in ambito calcistico, bisogna riconoscere che il primo dribbling è stato di Catello Maresca, che da (ex) pubblico ministero ha immediatamente rilasciato una dichiarazione per stigmatizzare i recenti episodi di violenza a Ponticelli e a Fuorigrotta.

A Ponticelli un uomo di 46 anni è morto e un altro è stato ferito alla gamba e alla schiena nel corso di una sparatoria. Tanto è bastato a scatenare la folle reazione dei familiari, puntualmente denunciata dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate: uno sfascio totale di macchinari, vetrate, computer. A poca distanza dallo stadio intitolato a Diego Armando Maradona, un accoltellato e altri due feriti. I litigi negli ospedali sono all’ordine del giorno e Napoli ritorna in vetta alla classifica degli episodi di criminalità. Chi ha uno o più figli che la sera escono per divertirsi con gli amici, al lordo della pericolosità del Covid, non chiude occhio fino a quando i ragazzi non tornano a casa. Sono stato tra i primi a insistere sulle falle del bilancio comunale, ma ora devo evidenziare un’altra questione fondamentale per restituire normalità ai napoletani, quella di sicurezza e ordine, partendo da lontano: Stoccolma.

In uno dei viaggi più belli della mia vita, notai l’assenza quasi totale delle forze dell’ordine. Il senso civico degli svedesi è oltre qualsiasi possibile immaginazione. Le divise in giro a controllare non servono, sono gli stessi cittadini a vigilare sul territorio. Ma Napoli, ahimé, non è Stoccolma. E i programmi degli aspiranti sindaci saranno resi noti, come da previsione di legge, a poche settimane dal voto. Un adempimento, una formalità. Mentre si attende la replica, almeno quella di Gaetano Manfredi, alla richiesta di Maresca di un tavolo permanente per la sicurezza dei napoletani, si deve denunziare il silenzio, fino a oggi, sul clima di costante illegalità cittadina. Qualche sociologo, alcuni psicologi, attribuiscono al caldo eccessivo l’aumento degli episodi che definire incresciosi è un eufemismo. In alcune città si sono sfiorati i 50 gradi, probabilmente i neuroni surriscaldati e gli animi esasperati hanno contribuito a determinare il numero di morti e feriti. Ma dagli aspiranti alla poltrona di sindaco partenopeo ci si aspetta prevenzione, non spiegazione.

Cosa intende fare il futuro primo cittadino per portare Napoli ai livelli di Stoccolma? Il perimetro cittadino è ormai integralmente disseminato di telecamere (sorvolo sul funzionamento delle stesse): com’è possibile che medici e infermieri dei tanti pronto soccorso siano costantemente aggrediti? Basta un minuto di attesa in più rispetto alle aspettative e si scatena l’inferno. Sarà una campagna elettorale molto strana, concentrata nel mese di settembre, il 4 ottobre sera inizierà lo scrutinio, il 5 conosceremo il nome del successore di Luigi de Magistris, ovviamente salvo ballottaggio. Ma in questo caldo (in tutti i sensi) settembre, prima di infilare la scheda nell’urna, riusciremo a capire cosa si intende fare affinché Napoli sia più simile a una cittadina svedese che a Kabul?