Napoli, a volte, è una città davvero strana. La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo, in città si susseguono le passerelle di politici locali e nazionali, sui social impazzano le polemiche, ma di un argomento strategico come quello della sicurezza nessuno sembra intenzionato a parlare. Non il sindaco uscente Luigi de Magistris che, da ex pm, non perde occasione per tuonare contro mafie e poteri forti. Non coloro che aspirano a prendere il suo posto, a cominciare da quel Catello Maresca che deve gran parte della sua popolarità al fatto di aver combattuto la camorra da attivista prima ancora che da magistrato. Non i movimenti civici, preoccupati soprattutto dalla tenuta dei conti comunali e dalla necessità di migliorare i servizi offerti a cittadini e imprese.

Questa “bizzarria” è emersa con chiarezza dopo l’episodio che ha scosso i Quartieri Spagnoli che, poco dopo le 19 di mercoledì, sono improvvisamente diventati teatro dell’ennesimo raid di camorra. Ad avere la peggio sono stati due operai, uno gravemente ferito all’addome e l’altro al braccio; il vero obiettivo dell’incursione, invece, sarebbe riuscito a sfuggire ai colpi di proiettile dei malviventi. Negli stessi minuti, a Chiaiano, quattro persone, in sella a due scooter e con i volti coperti da caschi integrali, esplodevano colpi d’arma da fuoco per strada. Non si tratta, ovviamente, di episodi isolati perché i precedenti esistono e sono centinaia: basti pensare a quanto accaduto un mese fa a piazza Salerno, dove una sparatoria si è scatenata poco dopo le 20.

Il tema della sicurezza, dunque, dovrebbe essere all’ordine del giorno in questa campagna elettorale destinata a concludersi all’inizio di ottobre. Invece non è così. Ai microfoni di Radio Crc, de Magistris si è limitato a definire «inaccettabile» l’episodio che due giorni fa ha scosso i Quartieri Spagnoli, ma non ha perso l’occasione per fare demagogia: «La rivoluzione culturale degli ultimi anni e la grande rinascita di Napoli prima della pandemia avevano fatto arretrare di molto i poteri criminali, ora tocca a magistratura e forze dell’ordine riprendersi il territorio». Una proposta concreta per aumentare i livelli di sicurezza della città? Zero. Una richiesta di intervento al Governo? Macché. Eppure il primo cittadino è solito pontificare su qualsiasi argomento. Persino sui migranti, per salvare i quali annunciò il varo di una flotta napoletana, e sui vaccini, sui quali non nasconde perplessità pur non essendo un addetto ai lavori. Su sicurezza e gestione del territorio, invece, soltanto parole, parole e ancora parole.

Non sono da meno i protagonisti della competizione elettorale in corso. Tutti parlano (giustamente) di deficit, Bagnoli, Napoli Est, ma nessuno (colpevolmente) discute di sicurezza. Maresca ha detto che le mafie si combattono potenziando la presenza delle istituzioni e creando posti di lavoro: idee più che condivisibili, ma che andrebbero definite nel dettaglio. E questo vale non solo per Maresca, ma anche per tutti gli altri aspiranti sindaci. Se è vero che la sicurezza non è una materia di specifica ed esclusiva competenza comunale, è altrettanto vero che quello del primo cittadino è un ruolo politico che impone di fare, chiedere, suggerire, stimolare e talvolta pretendere. Perché non ci si può e non ci si deve abituare alla criminalità e alla violenza, quasi come se queste facessero parte della “informalità urbana” di Napoli.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.