Il silenzio dei partiti
Con la politica assente a Napoli avanzano i clan
Una residenza per anziani, ristrutturata con fondi europei, occupata abusivamente da gente legata alla camorra. Un altarino, con tanto di busto e ceneri di un giovane boss assassinato, costruito nel cortile di un palazzo ai Tribunali senza che nessuno dei condomini potesse far altro se non sottostare e contribuire con la propria rata condominiale a pagare la corrente per illuminare giorno e notte il simulacro dinanzi al quale qualche commerciante del centro storico è stato pure costretto a inginocchiarsi e versare le quote del pizzo.
Ventuno arresti ieri, nel corso di una delle più recenti operazioni di carabinieri e Dda su un giro di estorsioni al centro storico, e una storia che dura da quarant’anni sullo sfondo. La storia del cartello di camorra noto come Alleanza di Secondigliano, con quartier generale tra Vasto, Secondigliano e Masseria Cardone e interessi sparsi dentro e fuori Napoli fin dove nessuno è ancora riuscito ad arrivare e con la copertura di complicità e connivenze. In una parola: camorra. Quella che sembra essere scomparsa dalla centralità del dibattito pubblico e dalle politiche pubbliche. Quella di cui si parla solo per mostrare una temporanea indignazione di fronte al fatto di cronaca del momento salvo poi tornare alle proprie priorità. Quella che si ritiene compito solo di magistrati e investigatori che devono lavorare alle indagini come se non riguardasse invece la vita di tutti.
E così accade che a Torre Annunziata ci si accorga delle sedie messe ad occupare abusivamente chilometri di suolo pubblico solo dopo la tragica morte, per motivi legati a un parcheggio, di un uomo perbene. Accade che solo pochi giorni fa si è arrivati a scoprire che tre statue religiose del ‘600 erano dal 1995 nel cortile della suocera di tre boss (i capi dell’Alleanza di Secondigliano) con tanto di dedica ai capiclan invece di essere nella chiesa dove avrebbero dovuto trovarsi e che erano state anche portate in processione durante manifestazioni con tanto di servizio di ordine pubblico senza che fosse fatta alcuna verifica, un controllo, un minimo riferimento a questo asservimento a logiche tutt’altro che religiose. Accade che nei vicoli, proprio ai Tribunali, un uomo venga brutalmente picchiato in strada con una giustizia fai da te che rivela tutte le assenze e le carenze delle istituzioni.
Sì, perché il dibattito e le politiche pubblici in città sembrano interessati solo alle sorti della Galleria Vittoria e alla viabilità e non all’impegno sociale contro la camorra e all’attenzione a servizi e cittadino che è altrove la priorità di amministrazioni competenti e presenti. A voler parafrasare una delle scene più note del film di Benigni Jonny Stecchino, per la nostra politica locale la più grande piaga di Napoli sembra essere il traffico. E la camorra? Non se ne parla. «A breve a Napoli si voterà e assisto a una campagna elettorale in cui si parla solo di nomi, di accordi politici, di percentuali e non si spende una parola per sapere cosa si può e si deve fare per questa città», afferma Raffaele Marino, sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli, già procuratore aggiunto a Torre Annunziata e per molti tra i magistrati di punta della Dda napoletana che ha indagato sui più storici e potenti clan della camorra napoletana.
«Il vero problema è che noi cittadini siamo abbandonati a noi stessi e a una mancanza di servizi a cui ci siamo assuefatti. La camorra – spiega il pm – prospera anche su questo». «Napoli – aggiunge Marino – è una città fatta di tanti egoismi che si sovrappongono, si intrecciano, a volte si scontrano, e dove non c’è coesione sociale la camorra trova terreno fertile per conquistare spazi e potere». Marino punta l’accento sul vuoto amministrativo e sui silenzi di politica e società civile. «La politica dovrebbe seriamente impegnarsi a ripristinare le regole della convivenza civile e occupare in maniera continuativa quegli spazi che magistratura e forze di polizia sottraggono al controllo della camorra. Quindi – conclude – se non c’è una politica che interviene, la nostra sarà sempre una . E per il futuro mi aspetto il peggio perché la pandemia ha inciso anche sulle casse della camorra».
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