Il caso
Giustizia fai da te a Napoli: pestato ladro, ma era un senzatetto
Via dei Tribunali è una delle stradine del cuore antico di Napoli, di quei vicoli dove in auto si circola a fatica, i palazzi si affacciano quasi uno nell’altro e ciò che accade è facilmente sotto gli occhi di tutti. Nella più classica delle oleografie sono i vicoli della napoletanità più accogliente e vivace, ma nella cronaca di quanto accaduto nelle scorse ore sono il luogo di un giustizialismo sempre più violento.
La scena è documentata da un video che ha fatto rapidamente il giro del web. È la scena di un pestaggio subìto da un uomo brutalmente aggredito da una decina di residenti perché ritenuto, a torto o a ragione, un ladro. In ogni caso il dettaglio sul movente non sposta l’attenzione sulla pericolosa deriva giustizialista nella quale l’episodio si colloca: una deriva che comprende sia il giustizialismo borghese, quello che si illude di essere meno violento solo perché esercitato senza un contatto fisico ma attraverso post e commenti sui social network, sia il giustizialismo di strada, quello di chi crede di poter emettere sentenze senza appello ed eseguirle con la violenza delle botte e la protezione del branco.
In questo recentissimo caso di cronaca sono bastati un sospetto per scatenare la violenza dei vicoli e un video per far esplodere quella dei social.
Tutto ruota attorno al pestaggio che comincia alle 22.30 di lunedì nella via delle antiche botteghe e delle pizzerie. In quattro strattonano un uomo, lo spingono contro il muro di un palazzo, mentre altre persone osservano e incitano. L’uomo riesce solo a piegare le braccia come nel disperato tentativo di proteggere la testa, mentre il resto del suo corpo è bersaglio di calci e pugni sferrati a ripetizione e da più direzioni. I picchiatori sono giovani e non gli danno tregua. Tra chi sta intorno c’è una donna uscita di casa in vestaglia e pantofole, un tale che osserva e commenta a distanza, qualcuno che di tanto in tanto si allunga per dare la sua sberla all’uomo accerchiato. Dopo qualche istante tra i picchiatori si inseriscono almeno altri tre giovani, qualcuno impugna addirittura una mazza e la usa per colpire l’uomo con la giacca e i pantaloni larghi prima di dileguarsi. La vittima viene medicata all’ospedale Pellegrini per contusioni multiple e alla testa con una prognosi di sei giorni, mentre i carabinieri danno il via alle indagini per individuare gli autori del pestaggio e chiarire il movente.
L’uomo con la giacca e i pantaloni larghi non fornisce alcuna informazione: è afgano, classe 1999, visibilmente sotto choc. Vittima di una giustizia fai-da-te che rimanda a uno stato di natura selvaggio, a un giustizialismo sempre più fuori controllo. «Quando in uno Stato costituzionale di diritto e in una società anche caratterizzata da quote ampie di benessere si verificano situazioni di questo tipo, occorre farsi interrogativi non superficiali», commenta il professor Vincenzo Maiello, avvocato e docente universitario. «Oggi – aggiunge il giurista napoletano – si ha difficoltà a vivere nella effettività dei suoi programmi il modello costituzionale di tutela dei diritti, sia perché è cresciuto il disagio sociale e il senso di frustrazione per i problemi del presente e dell’incertezza del futuro, sia perché ormai da decenni abbiamo introiettato un’idea rancorosa e vendicativa della giustizia in tutte le sue forme».
Secondo Maiello, «quel che è grave ed inquieta è la perdita di appeal dello spirito costituzionale dei diritti presso le classi dirigenti e il ceto politico, che trova comodo scaricare i problemi del controllo sociale sulle istituzioni di autorità. Tutto questo consolida nel sentire collettivo una visione non inclusiva degli altri con conseguenze che riscontriamo quotidianamente».
© Riproduzione riservata