Le reazioni
Di Cesare e la celebrazione di Barbara Balzerani: l’amicizia che perseguita la capolista di Tridico
“Il popolo che si riunisce, la moltitudine che irrompe per le vie stringendosi intorno al simbolo della propria speranza, ha sempre un che di miracoloso, mirabile, epico”. La suggestiva prolusione compare sulla pagina della professoressa Donatella Di Cesare, in pratica lupus in fabula, in questo caso impegnata a descrivere la festa della Madonna di Polsi, nel reggino. E qualcosa di epico deve essere successo anche alla docente, che dalla metà di agosto, ha ritrovato la vena scrivendo quasi tutti i giorni della Calabria: “il luogo di mia madre, e della madre di mia madre”. Un concetto che il suo talent scout, Pasquale Tridico, ha reso in modo più pop: “Terra mia”. E tutto parte da lui, l’ex Presidente dell’Inps che contribuì ad abolire la povertà, ora alle prese con una nuova mirabolante avventura: sfidare il governatore Roberto Occhiuto, candidato dal centrodestra.
La testimonial
L’eurodeputato, che ha riscoperto le sue radici, era a caccia per la sua lista civica di una testimonial che imprimesse una venatura inconfondibile. In pratica serviva una capolista d’eccezione: brusca, stimata (soprattutto in via di Campo Marzio), combattiva. Chi meglio di Donatella Di Cesare, la filosofa dei talk su La7, l’intrepida che fin dalle prime battute dell’invasione russa in Ucraina, ebbe il coraggio (e la faccia tosta) di assumersi il patrocinio legale di Vladimir Putin. Talmente sfrontata che sbandierò senza freni, la sua amicizia con la “Primula rossa”, alias Barbara Balzerani. Magari in modo un po’ adolescenziale, perché una volta scritto il tweet-coccodrillo ed incassate le prime polemiche, la “sventurata” lo cancellò, garantendogli vita eterna.
Il messaggio che la perseguita
Troppo tardi, perché quel messaggio per la “compagna Luna”, la continua a perseguitare, anche dopo più di un anno. I fatti: a marzo 2024 muore l’ex brigatista rossa, implicata, tra gli altri fatti di sangue, nel sequestro e nell’omicidio di Aldo Moro. A caldo, il cuore della professoressa di filosofia teoretica (alla Sapienza) si riempie di commozione, e la spinge ad agire maldestramente sulla tastiera. “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”, le sue parole.
Le reazioni
La comunione di idee con la terrorista agita così anche il ritorno in Calabria della docente. I primi a scaldarsi i parlamentari di Fratelli d’Italia: “Ha esaltato la guerra armata, la sinistra ritiri la sua candidatura”. Si è scandalizzato anche il segretario del Partito Liberaldemocratico Luigi Marattin, che se l’è cavata con l’ironia: “Bello questo campo largo, ma non ci vivrei”. Gli alleati di Tridico, a cominciare dal Pd, tacciono imbarazzati, sotto voce qualcuno bofonchia: “Roba da matti”.Il silenzio del Pd impone ad Ernesto Maria Ruffini di metterci la faccia. Il fondatore dei Comitati Più Uno nel pomeriggio di lunedì usa parole inequivocabili: “È inaccettabile la candidatura di chi ha ricordato con nostalgia una terrorista”. In tutt’altra direzione Matteo Renzi, che da Cosenza sorvola sul caso del giorno e si concentra sul candidato 5 stelle: “I riformisti saranno determinanti per la sua vittoria”. Un incontro bizzarro: il leader che in Parlamento contrastò vigorosamente la legge sul reddito di cittadinanza e quello che a tutti gli effetti ne è considerato il principale artefice.
A pochi giorni dal termine per la presentazione delle liste (si voterà il 5-6 ottobre), in Calabria si affollano i dubbi. Tridico resisterà alle polemiche e la filosofa della discordia sarà candidata? O l’irrequieta docente sarà costretta a ripiegare sul Cremlino?
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