In questo momento ci sono due guerre in corso ai margini e all’interno dell’Europa: rispettivamente, quella a Gaza e quella in Ucraina. La seconda, scoppiata nel febbraio del 2022, è ancora in corso, proprio come la prima. C’è però una cosa che le distingue, ed è la diversa impostazione della difesa antiaerea.

La difesa antiaerea

La Russia sta combattendo il conflitto quasi esclusivamente dal cielo, facendo piovere sul Paese attaccato una pioggia giornaliera di missili e droni (ogni giorno sgancia oltre 100 ordigni), cosa che stanno facendo da anni i Paesi arabi più estremisti (vedi Iran e suoi proxy) nei confronti di Israele. Non si parla mai di questo, e lo Stato ebraico appare sempre come l’unico a sparare, perché il numero delle sue vittime civili è bassissimo. Ciò è dovuto a due fattori: il primo è che sotto ogni casa israeliana c’è un rifugio blindato; l’altro è il suo super dispositivo di difesa antiaerea chiamato Iron Dome. Perciò diamo un numero probabile su quanti morti ci sarebbero stati in Israele prima del 7 ottobre senza questi due sistemi difensivi, facendo un confronto tra le due guerre. Vedremo così chi sta perseguendo il “genocidio” e come.

25 mila missili caduti su Israele

Israele ha valutato che dal 2020 a oggi sul suo territorio sono caduti almeno 50mila missili; ammettiamo che ognuno di questi avesse potuto provocare 25 morti, avremmo avuto circa 1 milione e 200mila decessi. Questo sì che è un numero da Shoah. Ricordiamo, per inciso, che Hamas parla di 60mila morti, numero non verificato, e il mondo grida al “genocidio”. Ma il confronto delle percentuali (60mila diviso 2.500.000 abitanti) è impietoso per Gaza (2,4 per mille); in Israele, invece, avremmo avuto una percentuale del 15%, data da 1.250.000 morti diviso una popolazione di 8 milioni di persone. Un abisso di differenza, perché siamo in un altro ordine di grandezza.

Vediamo ora da vicino il sistema Iron Dome. Israele, modificando e integrando il sistema di difesa aerea americano Patriot, ha installato un sistema antimissile inarrivabile (e che in Italia, viste le spiritosaggini di Schlein e dei suoi soci, non arriverà più). L’Ucraina non possiede questo sistema e, nonostante ciò, ha inferto colpi durissimi alla Russia, costringendo Mosca a usare anche personale nordcoreano in sostituzione dei suoi militari al fronte. Se Kyiv avesse avuto a disposizione questo sistema, sarebbe stato in grado di vincere la guerra in meno di un anno.

Il raffronto tra le due situazioni evidenzia le difficoltà delle due entità attaccanti (Hamas e Russia). I due conflitti sono tenuti ancora in piedi dall’insipienza dell’Occidente e dal valore dei combattenti degli Stati aggrediti, cioè gli israeliani e gli ucraini. I primi si sono ritrovati a combattere contemporaneamente su sette fronti; i secondi hanno avuto il coraggio di effettuare sortite e spedizioni mirate, distruggendo – in pratica – la flotta russa nel Mar Nero. La tragedia vera è che dimora nei nostri Stati una quantità enorme di musulmani, molti dei quali radicalizzati, sempre più visibili e sostenuti dalla cosiddetta sinistra antagonista, ora anche da quella moderata.

La guerra in Ucraina

Quanto alla guerra in Ucraina, molti di questi partiti, oltre a ostacolare e accusare Israele di tutti i mali del mondo, parteggiano apertamente per la Russia, aprendo scenari al limite della follia. Nel silenzio generale, infatti, e utilizzando canali “particolari”, la Russia mina i territori che conquista con ordigni progettati in Italia; paradosso nel paradosso, anche l’Ucraina usa gli stessi sistemi. Ricordiamo che dopo la guerra del Kippur – iniziata nel 1973 dall’Egitto – il canale di Suez venne minato e, dopo l’armistizio, l’Onu affidò all’Italia lo sminamento del Canale. C’è molto da pensare sulle strane alleanze che si sono coagulate attorno a questi due conflitti, partendo soprattutto dai Paesi europei. Stati che, all’interno dell’Unione europea, hanno come unico punto in comune la condanna di Israele, mentre cercano di sostenere l’Ucraina fornendo armi offensive, vietandole però di utilizzarle fuori dai confini e non potendo offrirle un sistema di difesa come l’Iron Dome.

Il perdurare dei due conflitti è tutto qui, e non si può fare altro che ribadire che “a parti invertiteIsraele avrebbe perso rovinosamente la guerra con l’Iran (sponsor e burattinaio di Hamas), mentre la superpotenza Russia avrebbe subìto la più cocente sconfitta della sua storia.

Marco Del Monte

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